
L'Archivio dell'Ente Friuli nel Mondo: storie di emigrazione
Nell’ambito del progetto AMMER (Archivio Multimediale della Memoria dell’Emigrazione Regionale), realizzato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, l’archivio fotografico dell’Ente Friuli nel Mondo riveste un’importanza rilevante.
Grazie infatti alla lungimiranza di Renato Appi e di Andreina Ciceri, nei primi anni Ottanta del secolo scorso, si è iniziata una proficua opera di raccolta di materiale fotografico reperito, per la maggior parte, grazie alla collaborazione fattiva di numerose famiglie friulane che hanno messo a disposizione le loro fotografie private riguardanti storie di emigrazione. La predominanza geografica fa riferimento per lo più alla destra Tagliamento della nostra regione.
L’archivio è composto da circa 1500 fotografie e all’interno della banca dati di SIRPAC ne sono state catalogate quasi 1000.
L’Ente Friuli nel Mondo fondato nel 1953 ha rappresentato e rappresenta tuttora per molti nostri corregionali emigrati un punto di riferimento e di collegamento attivo con la terra d’origine.
Grazie anche alle attività realizzate in collaborazione con le numerosissime associazioni aderenti presenti sui territori di emigrazione e conosciute con il nome di Fogolâr Furlan o di Famee Furlane, con oltre 20.000 soci di ogni età affiliati in ogni continente, l’Ente è riuscito a creare uno straordinario patrimonio relazionale tra la regione di partenza e la terra di destinazione. Per questi motivi aver potuto attingere al ricco patrimonio di immagini presenti nell’archivio dell’Ente è stata sicuramente una tappa importante per AMMER.
All’interno dell’intero corpus di fotografie catalogate si è scelto di creare dei percorsi basati su alcune destinazioni europee ed extraeuropee concentrandosi nel ventennio che va dagli anni ‘40 agli anni '60 del Novecento. È ovviamente una selezione parziale del lavoro fatto in modo sistematico nell’ambito del progetto AMMER ma può sicuramente evidenziare al meglio le categorie di autorappresentazione dei nostri corregionali emigrati in quegli anni e restituirci frammenti di storie personali che hanno contribuito alla narrazione del fenomeno migratorio della nostra Regione.