bordo del piede: + DESCRIBVNT DOMINVM PRIMATES QUATVOR VNVM
bordo superiore della coppa: SIGNATVR XPC FORIS ET LIBATVR AB INTVS
Il calice presenta piede svasato lungo il cui bordo corre un iscrizione. Nella zona figurata sono incisi a bulino i quattro Evangelisti seduti sugli scranni e intenti a vergare i Vangeli. Il nodo, a sfera schiacciata, è ornato da quattro anelli legati da fascette contenenti motivi vegetali. La parte inferiore della coppa è bombata e mossa da dodici baccellature a petalo, mentre lungo il bordo superiore è impressa un'iscrizione. Le due anse a forma di tralci di vite che vi sono applicate, ospitano le figurette a tutto tondo di Abele e Melchisedech che offrono, rispettivamente, un agnello e il pane ed il vino. La doratura è stata realizzara con la tecnica "ad amalgama" o "a fuoco".
L'opera, documentata per la prima volta negli inventari del Duomo di Cividale nel 1494, è espressione del linguaggio colto e raffinato dell'epoca ottoniana e delle aree nordiche dell'Europa. Essa trova infatti dei riscontri in opere prodotte dagli orafi e dai fonditori di Hildesheim dell'epoca del vescovo Bernward (993-1022), come stabilito da Drigo (1992, pp. 201-210). Lo studioso sottolinea come le piccole dimensioni dell'oggetto ne facciano supporre una destinazione liturgica legata ad un corredo funebre, accertata per altri esemplari tedeschi. A questo proposito la nota scritta nell'inventario di fine quattrocento "...in qua reponitur in sepulcro die veneris sancti vivificum corpus xpi...", testimonia come il calice continuasse ad avere una funzione particolare all'interno della liturgia. Non è noto il momento preciso o l'occasione dell'arrivo in Friuli del calice, che deve comunque essere entrato a far parte del tesoro dei patriarchi di Aquileia in un periodo che va da Poppone (1019-1042) a Pellegrino II (1194-1204).
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Storia oreficeria Friuli, Storia dell'oreficeria in Friuli, Milano 2008
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