Uomo con pipa, dipinto, Vassilieff Marie, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
ritratto d'uomo
Autore
Vassilieff Marie (1884/1957)
Cronologia
1918 ca.
Misure
cm - altezza 88.2, larghezza 56.1
Codice scheda
OA_132421
Collocazione
Cividale del Friuli (UD)
Palazzo de Nordis
Collezione Famiglia De Martiis
Iscrizioni

All’interno di un ambiente illuminato a sinistra in alto da una lampada a soffitto, siede un uomo colto a mezzo busto leggermente di tre quarti. Egli poggia col gomito destro su un tavolo stringendosi le mani. Indossa in testa una bombetta, tra le labbra trattiene una pipa e veste con una giacca marrone dove spunta dal taschino un fazzolettino. Il collo è cinto da una sciarpa bianca annodata e dalla manica della giacca spunta il polsino di una camicia bianca. L’aspetto è giovanile e rivolge lo sguardo verso il riguardante. Accanto a lui, appoggiati sul tavolo in basso a sinistra, vi sono una panciuta bottiglia di vetro verde sulla cui etichetta si legge parte della scritta “CAN […] e un bicchiere di vetro trasparente riempito a metà. Verso il basso sono poi adagiati uno sopra l’altro tre fogli di carta di cui quello superiore, ripiegato, riporta un titolo tronco in cirillico “BЪCT […]”. Alle sue spalle le pareti della stanza sono rese da tre fasce verticali di tonalità verde.

Proveniente da famiglia agiata Marie Vassilieff iniziò gli studi in medicina, ma sin da molto giovane ebbe una particolare inclinazione verso l’arte tanto che nel 1903 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. La sua attenzione si rivolse in questo periodo nei confronti dell’arte popolare russa ma anche al Rinascimento italiano. Nel 1905, grazie ad una borsa di studio, si recò a Parigi e due anni dopo si traferì nella capitale francese lavorando come corrispondente per alcuni giornali russi. Durante questo periodo, oltre a prendere lezioni all’École des Beaux-Arts, conobbe Henri Matisse e ne frequentò il suo studio. Il pittore francese venne proprio fatto conoscere in Russia grazie alla Vasilieff attraverso la rivista moscovita Zolotoe Runo. Nel 1908 tornò a San Pietroburgo dove espose ma già l’anno seguente ritornò a Parigi dove fondò l’Académie Russe ribattezzata Académie Vassilieff nel 1910, luogo d’incontro di letterati e artisti d’avanguardia tra cui Amedeo Modigliani e Chaim Soutine. In questo periodo la sua produzione pittorica è contraddistinta da uno stile prettamente cubista influenzato dalla frequentazione degli artisti cubisti che abitarono in quel periodo il Bateau-Lavoir a Montmartre. Nel 1912 aprì il suo atelier a Montparnasse frequentato da suoi amici tra i quali Matisse, Modigliani e Soutine. Allo scoppio della guerra la sua Accademia divenne una mensa popolare per artisti e modelle, ma vi si organizzarono anche attività culturali di varia natura, dalle conferenze agli spettacoli, divenendo un luogo assolutamente di riferimento per la vita bohémienne di quegli anni. La sua produzione artistica se agli inizi fu influenzata da Cézanne e dal Cubismo, progressivamente ebbe una inclinazione verso un primitivismo che previlegiò i temi dell’infanzia, soprattutto dopo il 1917 in seguito alla nascita di suo figlio Pierre. La Vasilieff si interessò in seguito anche al design e alla realizzazione di costumi teatrali, mentre nell’ultima parte della sua vita, trascorsa a Cagnes-sur Mer, preferì dedicarsi nuovamente alla pittura prediligendo la realizzazione di mazzi di fiori con dettagli fantasiosi (L. Vergine, “L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche”, Il Saggiatore, Milano, 2005 p. 64). L’opera della collezione De Martiis è un ritratto maschile colto all’interno di una stanza, realizzato con sicuro impaginato e sapiente tavolozza cromatica che denotano una raggiunta dimestichezza del fare pittorico della pittrice. Non vi è scomposizione delle forme, anche se alcuni elementi compositivi, come il tavolo fortemente inclinato e la parete di fondo suddivisa in fasce verticali, fanno presupporre ormai un’assimilata visione dello spazio secondo la percezione cubista. Anche i tratti del volto dell’uomo e le pieghe della giacca risentono dell’influenza cubista per i tratti marcati e le forme semplificate, ma la figura umana viene colta in termini abbastanza naturalistici. L’ambientazione con ogni probabilità è l’interno di un locale parigino, localizzazione intuita dalla scritta “Paris” in alto a sinistra accanto alla firma dell’artista. Il foglio di carta accanto all’uomo presenta parte di una scritta in caratteri cirillici che si riferisce al titolo della rivista russa “Vestnik Evropy” pubblicata mensilmente a San Pietroburgo tra il 1866 e il 1918, considerata uno degli organi del liberalismo moderato con carattere prevalentemente storico e letterario. Essendo cessata la pubblicazione nel 1918, ovviamente questa data ci fornisce un termine ante quem per la realizzazione della tela che quindi presumibilmente venne dipinta prima o durante il 1918. Altro elemento, anche se meno certo, potrebbe riguardare l’identità dell’effigiato. Non ci sono dati identificativi a riguardo, ma il fatto che accanto all’uomo vi sia una rivista in caratteri cirillici si può ipotizzare che egli fosse di origini russe. Tra le amicizie di Marie Vasilieff e frequentatore del suo atelier a Montparnasse, vi era lo scultore russo Ossip Zadkine (1890-1967), stabilitosi a Parigi dal 1910 ed esponente del movimento cubista parigino tra il 1914 e il 1925. Osservando alcune fotografie d’epoca che ritraggono l’artista in giovane età vi è una vaga somiglianza, mentre in altre immagini che lo colgono da anziano, lo vediamo spesso fumare una pipa, elemento caratterizzante il ritratto della collezione De Martiis. Se questa ipotesi potesse essere confermata, oltre a identificare il personaggio ritratto, fornirebbe un’altra indicazione temporale dell’opera, visto che Zadikine fu a Parigi non prima del 1910. Lo stile infine con cui è realizzata l’intera composizione si avvicina ad una fase finale del cubismo della Vasilieff in cui le forme tornano ad essere più naturali, come in altre opere della fine degli anni Dieci e soprattutto inizio anni Venti, si veda a confronto “Café de la Rotonde” del 1921. Nel 2009 l’opera faceva parte della collezione Sergej Popov’ di Berlino e nel 2010 della collezione Georg Soldatenko di Riga (Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, a cura di S. Colussa, Tolmezzo (UD) 2021, p. 62).

BIBLIOGRAFIA

Emblemi Avanguardie, Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, Tolmezzo (UD) 2021

Cecchetto S., Emblemi dalle avanguardie, in La collezione famiglia De Martiis a Cividale del Friuli, Cividale del Friuli (UD) 2020

Vergine L., L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche, Milano 2005