Su un blocco in pietra di forma rettangolare è delineato a bassorilievo il volto di Dante Alighieri in profilo sinistro, nella tradizionale iconografia: l'espressione e i tratti severi, il naso adunco, il capo coperto da una berretta aderente alla testa con lembi coprenti gli orecchi, cui è sovrapposto un berretto con fascia sulla fronte e cappuccio ricadente all'indietro.
Questo ritratto dantesco risale alla primissima giovinezza di Riccardo Piter, al periodo in cui apprendeva i primi rudimenti della scultura dal padre scalpellino Antonio, impiegato nelle cave di pietra avianesi. Assieme ad altre due opere giovanili (invv. 60 e 61) costituisce, all'interno della Collezione Piter di Aviano, un piccolo ma significativo nucleo a testimonianza degli esordi dello scultore, mostrando come l'arte di Piter tragga origine dal radicato rapporto con la pietra degli abitanti della pedemontana avianese: "Riccardo Piter uscì da una cava di pietra" avrebbe affermato molti anni dopo il critico Ivo Senesi nella nota informativa scritta per la mostra dedicata allo scultore alla Galleria Ranzini di Milano tra 1949 e 1950 (Senesi, 1949, cit. in Gardonio, 2015, p. 22). Terra di cave e scalpellini, la zona di Aviano ha dato i natali, tra Otto e Novecento, a intere famiglie di lapicidi e muratori, la cui perizia tecnica, tramandata di generazione in generazione, era apprezzata e richiesta ben oltre i confini del territorio, nella costruzione di chiese, palazzi e stazioni ferroviarie in molte parti dell’allora Impero asburgico, fra cui la capitale Vienna. La pietra della zona, un calcare identificato come dolomia inferiore, viene estratta almeno dal XVI secolo, ma è nel corso dell’Ottocento che l’attività di estrazione e lavorazione nelle cave locali (Castel d’Aviano e Pedemonte) si fa sempre più intensa. Ed è proprio pietra d'Aviano il materiale in cui è realizzato il rilievo qui in esame, un'opera ancora acerba ma capace di rivelare l'ambizione del giovane Riccardo ad emanciparsi dal mondo degli scalpellini, a "distinguersi dai lavoratori della cava" tracciando sulla pietra non solo elementi architettonici "adornati con senso artistico" ma anche "volti e uomini illustri, che certo destavano stupore nell'ambiente" (virgolettati tratti da Gardonio, 2015, p. 15). Sarà proprio questa ambizione a spingerlo a intraprendere la professione di scultore, portandolo nel primo dopoguerra a trasferirsi a Milano, dove si dipanerà l'intera sua carriera. Nell'illustrare i primi passi di Piter, le tre opere giovanili conservate dal Comune di Aviano si affiancano a diversi disegni e qualche prova di scultura eseguiti tra il 1913 e il 1917, tutti in collezione privata (cfr. Gardonio, 2015, pp. 44-76, 100-101).
Gardonio M., Riccardo Piter. Scultore nella Milano del Novecento, Aviano (PN) 2015
Senesi I., Lo scultore Riccardo Piter espone alla Galleria Ranzini, Milano 1949