L’atrio tetrastilo posto al piano terra funge da ingresso principale su via Gemona. Lungo le pareti presenta nicchie che oggi accolgono alcune statue novecentesche mentre il soffitto è caratterizzato da cassettoni abbellititi da alcune ghirlande in rilievo e da monocromi dipinti, con motivi decorativi floreali, vegetali e trofei di armi. A seguire una zona di passaggio, che collega l’entrata allo scalone posto sul retro del palazzo, presenta il soffitto ornato con stucchi e stemmi familiari (Antonini, Maniago, Savorgnan, Polcenigo, Hofer).
L’ampio salone al piano terra con ingresso lungo via Gemona fu costruito durante la prima fase di edificazione del palazzo, che fu voluto da Floriano Antonini e commissionato ad Andrea Palladio, attorno la metà del XVI secolo. Purtroppo né l’architetto né il committente riuscirono a vedere la fine dei lavori e nel 1575 il palazzo fu venduto dall’ultima erede femmina di Floriano alla famiglia Soardi. Nel 1696, dopo quasi due secoli duranti i quali fu di proprietà Soardi, Bretteolo e Girardis, il palazzo tornò alla famiglia Antonini grazie all’acquisto di Giovanni Antonio Antonini per 930 Ducati. Egli avvio una serie di lavori tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento che andarono ad interessare anche l’atrio tetrastilo. Apportò infatti importanti modifiche strutturali nella larghezza e lunghezza della sala (Asquini 1997, p. 100) e realizzò un nuovo scalone a due rampe (Asquini 1997, p. 107). La decorazione del soffitto dell’atrio fu parte integrante di questo ampio e complicato progetto di ammodernamento del palazzo voluto da Antonini, intenzionato a rispondere ad una incipiente esigenza autocelebrativa della famiglia.
Bergamini G., Le dimore Antonini, in Gli Antonini: cittadini di Udine, signori di Saciletto (secoli XV-XX), Udine 2016
Asquini L./ Asquini M., Andrea Palladio e gli Antonini. Un palazzo romano nella Udine del Cinquecento, Monfalcone (GO) 1997
Bartolini E./ Bergamini G./ Sereni L., Raccontare Udine Vicende di case e palazzi, Udine 1983