decorazione musiva, Zigaina Giuseppe

Oggetto
decorazione musiva
Soggetto
figure
Autore
Cronologia
1966
Codice scheda
OA_56140
Collocazione
Udine (UD)
Scuola secondaria di primo grado Giuseppe Ellero

Il ciclo musivo si compone di quattro mosaici rettangolari di ampie dimensioni: vuole tracciare un ideale percorso dell'uomo verso la propria maturità sociale e civile, dalla violenza alla pace.

Edificata dall’Ufficio tecnico del Comune, la scuola media G. Ellero ha una pianta a "L" che con la palestra e un precedente palazzo storico racchiude una corte oggi asfaltata ed adibita a parcheggio. La costruzione ha quattro piani, identici nella loro distribuzione spaziale. Le aule si affacciano sul cortile interno e sono allineate lungo i corridoi che per la loro ampiezza e luminosità possono essere considerati come luoghi per le attività di gruppo. Il I agosto 1964 il Comune pubblica un bando di concorso, secondo la legge n. 717/1949, nota come la legge del 2%, per quattro opere che dovevano «avere un elevato valore artistico capace di colpire la sensibilità dei giovani frequentanti la scuola». Si trattava di un intervento di notevole impegno: ai partecipanti erano richiesti quattro bozzetti in scala uno a dieci per dei pannelli, di cui non si indicava la tecnica, che avrebbero coperto, ognuno, una superficie rettangolare di diciannove metri quadri, ovvero una porzione del muro dei quattro corridoi compresa tra due porte.La somma a disposizione era ingente, 3.880.000 lire, e ciò aveva condotto l’Amministrazione a indire il concorso, procedura mai tentata prima per gli edifici scolastici del Comune, prendendo a modello l’esperienza della Provincia con il liceo scientifico G. Marinelli. La commissione era composta da quattro rappresentanti dell’Amministrazione, tra cui Arturo Manzano contattato in quanto esperto d’arte, dall’architetto progettista Giacomo Della Mea, dal Sovrintendente e dai tre incaricati del Ministero. Dal verbale si apprende che la commissione osservò delle imperfezioni nel bando. La prima riguardava il tema indicato, poco chiaro che imponeva di «colpire la sensibilità dei giovani» senza però indicare quali fossero i termini capaci di fare ciò. Si leggeva poi che l’esame della commissione si sarebbe basato «su elementi artistici estetici e tecnici», ma in nessun punto si esplicitava il tipo di tecnica da utilizzare. I bozzetti lasciavano un margine troppo ampio di interpretazione, anche se nell’articolo riguardante il pagamento dell’artista si faceva riferimento a «opere non montate» come se implicitamente si ritenesse che sarebbero stati dei pannelli musivi da applicare al muro. A questi errori, causati dall’inesperienza e da un adeguamento a bandi strutturati per opere di mosaico, si avanzavano critiche relative alla scelta di un unico artista per quattro lavori e alla grossolana promessa dell’Amministrazione di diffondere attraverso la stampa locale e nazionale i nomi dei vincitori senza pensare alle spese che non avrebbe potuto sobbarcarsi.Gli elaborati presentati furono otto e al primo vaglio ne rimasero quattro, tra i cui autori c’erano il pittore Anzil ed il figlio Aulo e Luciano Del Zotto. Delle soluzioni proposte venne scartato il bassorilievo per la qualità della luce presente nei corridoi. Il gruppo di bozzetti che convinse maggiormente la commissione fu quello contrassegnato dal motto G.A.B.B.I.A.N.O. soprattutto per la qualità formale, dato che il tema, come asseriva Manzano, non si confaceva alla scuola. Nonostante i dubbi G.A.B.B.I.A.N.O. ovvero Giuseppe Zigaina, vinse il concorso con la riserva di modificare i dipinti attenuando lo spirito «lugubre e scoraggiante» che li pervadeva. Con questa decisione la commissione evitava di dichiarare nullo il concorso e avviava le pratiche per la stipula del contratto.Il pittore propose al Comune di realizzare i quattro bozzetti, pensati come affreschi, in mosaico, considerando la minor manutenzione e la maggiore sicurezza di durata, oltre ad aumentare l’effetto decorativo che avrebbe risolto le preoccupazioni riguardo alla cruda tematica della sua opera. Chiese perciò un aumento del suo compenso di 1.378.080 lire, calcolando con la scuola di Spilimbergo il possibile costo della traduzione musiva, cioè 18.000 lire al metro quadro. Il Comune accettò l’offerta e nel giugno del 1966 Zigaina inviò i cartoni alla scuola dei mosaicisti. «Le quattro pitture murali sono concepite come un tutto unico; cioè come quattro episodi di una unica storia. E la storia è la nostra “esperienza” di uomini maturi degli anni sessanta, che deve essere trasmessa (sostanziata dalla nostra passione e dalla nostra critica) alle nuove generazioni. Per questo ho pensato che in una scuola debba essere collocata una pittura che entri subito a colloquio con i giovani; sia pur, questo colloquio, mediato da una cultura moderna oltre al sogno e dalla fantasia.». Con queste parole Zigaina apriva la relazione che spiegava il contenuto dei suoi bozzetti: la sua opera rappresentava un impegno ideologico, non era puro ornamento, ma enunciazione di principi morali maturati attraverso esperienze di vita. Al piano terra venne collocato "Il sogno genera i mostri", al primo "Apocalisse", al secondo "Ancora speranza", al terzo "La vita". La decorazione era stata concepita come un’ascesi alla vita, alla ragione, alla pace.

BIBLIOGRAFIA

Opere realizzate Comune Udine, Opere realizzate dal Comune di Udine, in Rassegna tecnica del Friuli Venezia Giulia, Udine 1961, a.13,n.5–6, maggio-giugno