La donna indossa una veste bianca dagli ampi maniconi, stretta sotto al seno con un nastro rosso. Lo scollo le lascia scoperte le spalle. I capelli castani sono ripartiti da una riga centrale e ricci all'estremità. Lo sguardo è rivolto verso un punto in alto a destra. La donna tiene stretta al petto una tortorella grigia e nera. Sullo sfondo è accennato un paesaggio, mentre il cielo è ricoperto di nubi. A sinistra ci sono le fronde di un albero.
Nell'inventariazione della Soprintendenza il dipinto viene erroneamente datato alla fine dell'Ottocento e viene intitolata come "figura femminile con coppia di tortore". Le prime notizie sull'opera si trovano in "Quadreria de Brandis", dove viene attribuito ad ignoto pittore. Per il genere di soggetto trattato, per la candida morbidezza della figura femminile, idealizzata e sensuale, il dipinto si può attribuire con buona certezza a Natale Schiavoni, "pittore della grazia". Come dice la Gasparini "si diede a dipingere a olio quelle mezze figure di donna alle quali deve particolarmente la sua fama, e che gli valsero il titolo di "pittore della grazia". Esse segnano veramente un'innovazione nell'arte: non sono più allegorie care al barocco, non divinità mitologiche e nemmeno ritratti di determinate persone: l'artista fece esprimere alle sue vaghe modelle i vari sentimenti dell'anima [...] Queste sue mezze figure ebbero un favore immenso in tutta Europa, andarono a ruba, pagate a prezzi vistosi (circa 16 napoleoni d'oro l'una), ripetute dall'artista infinite volte, sembra un migliaio".
Tra Venezia e Vienna. Le arti a Udine nell'Ottocento, Cinisello Balsamo (MI) 2004
Quadreria Brandis, Quadreria de Brandis. Catalogo delle opere, Udine 1990