Soffitto composto, in origine da 42 lacunari, ora da 36 lacunari. In attesa di ricollocazione.
L'antico soffitto attende la ricollocazione all'interno della chiesa di San Giovanni Battista di cui è prevista la riedificazione. Le tavole dipinte che ora ammiriamo a distanza ravvicinata erano collocate in alto e spettacolare risultava la visione d'insieme. Fantasiose decorazioni, che variano in ciascun lacunare, incorniciano i tondi con le figure di santi, profeti, sibille, dottori della chiesa, apostoli e la Madonna col Bambino. Elementi vegetali si intrecciano a raffigurazioni di animali fantastici, putti, insetti e motivi floreali ingigantiti. Dai documenti consultati da Valentino Baldissera, risulta che nel 1521 la confraternita di San Giovanni Battista commissionò l'esecuzione dei lacunari del soffitto a Gaspare Negro, pittore veneziano, residente a Udine. Il lavoro non venne però portato a termine dal maestro ma affidato nel 1533 al pittore di San Vito al Tagliamento Pomponio Amalteo (1505-1588), allievo e poi genero di Giovanni Antonio Pordenone. Amalteo completò l'opera con i 42 dipinti che fino al 1976 costituivano il soffitto. Dal suo predecessore Amalteo riprese l'impostazione del lavoro e anch'egli dipinse personaggi entro finte cornici circolari contornate da decorazioni; le sue figure risultano tuttavia monumentali e attraggono maggiormente per la scioltezza dell'esecuzione e i particolari bizzarri e fantasiosi. Il soffitto fu più volte smontato: nel 1862 in occasione dei lavori di ristrutturazione dell'edificio, nel corso dei due conflitti mondiali e a seguito del terremoto del 1976, a causa del quale sei lacunari sono andati distrutti: il Profeta Daniele, il Profeta Salomone, il Profeta Ezechiele, il Profeta Machia, il Patriarca Giacobbe e la Sibilla Delfica.
Merluzzi F., Valentinis e il restauro del soffitto di Amalteo a Gemona, in Il restauro dei dipinti nel secondo Ottocento. Giuseppe Uberto Valentinis e il metodo Pettenkofer, Udine 2002