La musa Clio è rappresentata in una postura eretta, con la testa leggermente girata verso destra. Indossa un lungo abito drappeggiato che scende fino ai piedi ed è percorso da pieghe che creano un effetto di movimento. Il braccio destro è disteso lungo il corpo, leggermente scostato, mentre sul sinistro piegato è appoggiata una pergamena, simbolo della sua associazione con la storia e la narrazione.
Clio è una figura spesso associata alla celebrazione delle grandi imprese del passato. La scultura esprime un profondo rispetto per la tradizione e la memoria storica; si distingue per le sue linee eleganti e raffinate, tipiche dello stile di Sbisà. La scelta del bronzo conferisce alla figura una maestosità e una durevolezza che riflettono l'importanza del ruolo della musa come custode della storia. L'opera è stata realizzata nel 1959 e si inserisce nel percorso artistico di Carlo Sbisà, noto artista triestino attivo dagli anni Venti (l'esordio pubblico avviene alla Biennale di Venezia del 1922), dopo il suo passaggio dalla pittura alla scultura e alla ceramica, avvenuto nel 1945. Questo cambiamento di medium rappresenta un nuovo inizio nella sua carriera, segnato da una profonda esplorazione delle potenzialità espressive della modellazione in creta e bronzo. La scultura è un esempio significativo del lavoro maturo del maestro, dove la sperimentazione tecnica si unisce a un forte senso di narrazione storica. Il piccolo bronzo è stato donato all'Università di Trieste in occasione delle celebrazioni del Centenario da Marina Sbisà, che ha inteso contribuire a preservare e diffondere l'eredità artistica del padre Carlo, ed è stato esposto alla mostra “1924-2024. Un secolo di storia dell’Università degli Studi di Trieste. Immagini e documenti”, allestita al Bastione Fiorito del Castello di San Giusto di Trieste.
Gransinigh V., Carlo Sbisà, Trieste 2014, 16