recto, in basso a destra: E. De Rosa
verso: Erica De Rosa / Venezia / Giugno 2008
Il Rettore Lucio Delcaro è ritratto leggermente di tre quarti con la fronte corrucciata, lo sguardo dritto davanti a sé.
Docente di Elettronica presso la Facoltà di Ingegneria dal 1976 al 2006, Lucio Delcaro venne dapprima eletto Preside della medesima Facoltà dal 1983 al 1995 ricoprendo successivamente la carica di Rettore dal 1997 al 2003. Nato a Pola, in omaggio alle proprie origini istriane è stato attivo in diversi circoli e centri di cultura giuliani accettando la presidenza della Società Nautica Pietas Julia dal 1983 al 1988 e ricoprendo il medesimo incarico presso l’Irci adoperandosi attivamente per accelerare l’apertura del Museo della Cultura Istriana. Colpito da una sorgente luminosa esterna al dipinto, il fondale cinerino su cui si staglia il busto del Rettore tende a schiarirsi lungo i contorni rendendoli maggiormente percettibili e accrescendo l’evidenza della figura. Chiuso nella cappa nera bordata di ermellino, Delcaro si volge monoliticamente verso destra fissando lo sguardo lontano, fuori dai limiti della tela, quasi a voler sottolineare il distacco derivante da una carica da cui deriva la dignità allusa anche dal pesante collare dorato adagiato sul petto. L’impegno richiesto dal suo ruolo costringe il volto del Rettore in un’espressione di corrucciata severità enfatizzata dalle rughe che ne solcano il volto ancora giovane. I punti luminosi che arricchiscono l’impasto cromatico della fronte e del naso trovano più ampi pendant nel colletto della camicia e nella pelliccia, esaltando la compattezza del manto nero. Secondo della serie di ritratti di rettori eseguiti dalla pittrice udinese Erica De Rosa, il dipinto ruota attorno all’accentuazione della solennità della carica rivestita, aspetto da cui discende la fissità di posa ed espressione che comunque, rispetto al più impostato Ritratto del Rettore Paolo Fusaroli, cominciano in questo caso ad ammorbidirsi in vista della gestualità rilassata e della naturalezza ravvisabili nell’immagine di Giacomo Borruso. Al pari degli altri due esemplari usciti dal pennello della De Rosa, l’opera in esame è caratterizzata dall’attenzione cromatica e chiaroscurale che proviene dalla passione per l’arte del passato, e in particolare della ritrattistica veneta, a cui si ispira l’autrice. Trascurando il disegno a favore della compattezza e solidità garantite dal sapiente uso del colore, l’artista consegue la perfetta verosimiglianza fisica e morale del protagonista alternando tocchi minuti di pennello a porzioni di maggiore ampiezza.
Mogorovich E., Schede, in "Ricorda e Splendi". Catalogo delle opere d'arte dell'Università degli Studi di Trieste, Trieste 2024