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L'abito maschile è formato da marsina, sottomarsina e calzoni in taffetas violaceo, ricamato in filo di seta a motivi floreali. Eseguito completamente a mano, presenta, accanto a regolari cuciture di confezione, punti eseguiti grossolanamente con filato più grosso.
L'abito maschile, tipologicamente definibile come "habit a la française", già dalla fine del XVII era costituito da tre pezzi: marsina, sottomarsina e calzoni, secondo la terminologia adottata a Venezia. Questo modello si protrarrà per tutto il corso del Settecento in tutta Europa: gradualmente si passerà a forme più semplici, meno ingombranti, dove il ruolo principale viene affidato ai ricami che decorano, con realistiche riprese naturalistiche, i profili della marsina, dilatandosi in prossimità delle tasche, dei paramani, così come nel profilo della sottomarsina. Anche il ricamo subirà un processo di semplificazione: da una maggiore definizione e varietà delle specie botaniche rappresentate, ottenuta con l'impiego di numerosi punti, si passerà a soluzioni che privilegeranno principalmente l'effetto. L'abito, sia per la foggia che per l'esecuzione del ricamo, presenta caratteristiche affini ad alcuni esemplari documentati, appartenenti agli anni Ottanta del Settecento. La nota d'acquisto dell'archivio dei Civici Musei di Trieste riporta: "Acquisto da Arneri di Curzola a mezzo del Sig. R. Dussich, 27.09.1904". Curzola, in Dalmazia, fu uno dei possedimenti della Serenissima; la famiglia Arneri figura tra le famiglie con titolo nobiliare fin dal XVI secolo. Generalmente l'abito ricamato veniva indossato da alti funzionari, ma già all'inizio del Ottocento chi non aveva un ruolo preciso all'interno della corte lo poteva indossare. Considerata la particolare usura dei tre pezzi del completo, si ipotizza un uso protratto nel tempo. Cfr.: De Sabbata Elena, Il restauro conservativo dell'abito maschile (ultimo quarto sec. XVIII) proveniente dai musei civici di Trieste, tesi di diploma di restauratore, V ciclo quadriennale di studi teorico pratici 1996-1999, Laboratorio Scuola, Villa Manin di Passariano 1999 (con bibliografia).