Senza titolo, dipinto, Basaldella Afro, XX

Composizione astratta formata da tarsie colorate contornate da uno spesso segno nero. Le forme geometrizzanti sono adiacenti tra loro a creare una struttura orizzontale che campeggia su quasi tutta la superficie pittorica. La zona a sinistra si caratterizza in una forma appuntita e triangolare attraversata in alto da un elemento curvilineo, sovrapposta da una struttura tondeggiante anch’essa curvilinea. Il trattamento pittorico è reso con campiture trasparenti che mettono in evidenza gli strati di colore sottostanti. La tavolozza cromatica si orchestra sui marroni, gialli, arancio, bianco, nero azzurro e verdi, tutti sulla stessa tonalità sorda resa dalla sovrapposizione di diverse cromie. Lo sfondo è ocra con tratteggi di colore nero.

La tela della collezione De Martiis è una tipica produzione di Afro Basaldella del 1948 quando l’artista, dopo una fase di ricerca postcubista di matrice braqueriana, approda definitivamente alla lezione astratta rinnovando completamente la sua pittura. Come ha sottolineato finemente Enrico Crispolti in merito al nuovo linguaggio pittorico di Afro “[…] è subito un vero e proprio salto qualitativo, manifesto già nei dipinti esposti nella Rassegna Nazionale di Arti Figurative e in una personale nel 1948 a Roma. Ove la sua posizione, nel diffuso clima postcubista italiano si definisce in una misura di riflessione ‘metafisica’ e onirica, in certo modo costituendovi nuovamente con Cagli (rientrato nel 1947) e con Mirko una alternativa alla versione narrativa realista del sintetismo postcubista promossa da Guttuso e che vi coinvolgeva fra gli altri Corpora, come Leoncillo e in parte lo stesso Turcato, i quali gravitavano nel fronte nuovo delle Arti, nel 1947 e ’48, al contrario di Afro, di Mirko e dello stesso Cagli” (Dino, Mirko, Afro Basaldella, a cura di E. Crispolti, Mazzotta, Milano, 1987, p. 188). Le opere licenziate tra il 1948-49 hanno come caratteristica principale quella di essere rappresentazioni costruite sull’intersecarsi di piatti elementi geometrizzanti resi con uno schema cromatico totalmente accordato sullo stesso tono e delineati da uno spesso segno scuro che, assemblati tra loro, generano una forma complessa di pura astrazione. La risultanza di tali elementi è stata identificata da Crispolti come una sorta di struttura totemica parallela a quella scultorea del fratello Mirko, come ad esempio nell’opera Senza titolo del 1948 conservata a Casa Cavazzini di Udine. Tale definizione si è ben prestata proprio nelle composizioni, come quella udinese, verticali mentre qui l’addensarsi delle forme prende un andamento orizzontale. Tuttavia anche nella composizione cividalese si avverte la medesima ricerca compositiva che generaun’evocativa forma di sapore mitico. Stefano Cecchetto mette ben in evidenza questa sorta di metafora compositiva sostenendo che “Il soggetto è ormai diventato simulacro della memoria e si estende nello spazio della tela come un’immagine totemica: simbolo arcaico di una figura antropomorfa che si scompone e poi si dissolve nel piano prospettico delle geometrie” (La Collezione famiglia De Martiis a Cividale del Friuli, scheda, catalogo a cura di S. Cecchetto – C. Beltrami, Cividale del Friuli 2020, pp. 162-163).