Senza titolo, dipinto, Negri Graziano, XX

Tutta la superficie pittorica è dipinta da modulazioni di rosso che vanno dallo scarlatto alla tonalità ciliegia. Nella parte superiore della tela, sino poco oltre la metà, vi è la sovrapposizione di una stesura bianca data con la spatola di diversa intensità che fa trasparire il fondo rosso.

Alla fine degli ani Ottanta, Graziano Negri dopo un esordio figurativo, approda all’arte astratta con un ciclo di opere “Eponimi” caratterizzate da un fondale rosso su cui venivano applicate delle energiche spatolate verticali di bianco. Questo ciclo è precursore dell’opera di casa Cavazzini realizzata nel 1996 dove vediamo su un una base di variabili tonalità di rosso, come sia steso con la spatola il colore bianco dando vita ad una sorta di grande rettangolo che occupa quasi i due terzi della composizione. Grazie anche all’utilizzo di uno smalto differente, questa stesura bianca s’impone sulla sottostante rossa rivelandone tuttavia sempre la presenza per le diverse direzioni e addensamenti della materia. Rifacendosi alla tradizione americana della pittura di puro colore di Mark Rothko e Moris Louis, Negri elabora una tecnica che si basa sulla stesura istantanea del colore lasciando ad esso il valore estetico dell’opera grazie all’ampio gesto della spatolata e dell’inclinazione della tela.