in basso a destra: Alice Psacaropulo 55
Natura morta con brocca, bottiglia e piccolo vaso ridotti a forme essenziali e campiture nette di colori contrastanti.
Eseguito nel 1955 questo dipinto documenta una fase significativa del percorso artistico di Alice Psacaropulo. Come ha rilevato il critico Sergio Molesi nella recente monografia a lei dedicata, esso "costituisce il canto del cigno della concezione planimetrica del Neocubismo sintetico" (Molesi 2003, p.14), al quale la pittrice triestina era approdata nell'immediato secondo dopoguerra. Abbandonate le solide volumetrie novecentesche derivanti dalla lezione di Felice Casorati, di cui, nei primi anni 40, aveva seguito i corsi dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, la Psacaropulo adottò un cromatismo timbrico vicino a quello degli Otto pittori astratto-concreti, conosciuti attraverso il veneziano Giiuseppe Santomaso. Come quest'ultimo si ispirò spesso al closoinnè delle vetrate gotiche, evidenziando la brillantezza delle piatte campiture cromatiche attraverso il contrasto con i marcati segni di contorno, come si rileva anche nel dipinto in esame. Nella produzione più recente la pittrice ha usato una tavolozza ricca di sfumature e di impasti matrici, mantenendosi però coerente con il suo preciso gusto della composizione. Di Alice Psacaropulo il Museo Revoltella possiede anche una Natura morta (Pipe 2, 1947) e un ritratto di Giani Stuparich donato dall'autrice.
Bressan N., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
Molesi S., Alice Psacaropulo, Monfalcone (GO) 2003