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Ritratto a mezza figura di donna seduta, con le braccia non del tutto visibili appoggiate ad un tavolo su cui è posta una bottiglia. Il volto giovane, incorniciato da capelli bruni mossi, esprime una sospesa malinconia.
Nel 1954, anno in cui fu effettuato l'acquisto del ritratto in esame, il Museo Revoltella si arricchì di un numero considerevole di opere d'arte di artisti italiani e stranieri di grande notorietà. A quadri e sculture di artisti contemporanei (Braque, Prampolini, Spazzapan, Corpora, Moreni, Castelli, Fini ed altri), in massima parte acquistati alla Biennale veneziana di quello stesso anno, furono affiancate anche alcune opere di artisti attivi tra Otto e Novecento (Veruda e Ballarini). Pertanto, nella relazione annuale datata 1 febbraio 1955, in cui si trovano enumerati gli acquisti dell'anno precedente del Museo Revoltella, si constatava con un certo sollievo che la dotazione finanziaria del 1954 aveva reso possibile finalmente un "effettivo incremento delle Collezioni per ragioni economiche da vari anni trascurate. "Il Ritratto femminile di Achille Funi non reca alcuna data né firma. E tuttavia, un breve esame del linguaggio artistico adottato in quest'opera dal pittore ferrarese, caratterizzato dalla scarsa definizione dei contorni e da una ricchezza cromatica vivace e costruttiva, permette di datarla tra la fine degli anni venti e l'inizio degli anni trenta. In pochi anni, infatti, Funi, che dal 1930 si interesserà e dedicherà sempre più alla tecnica dell'affresco e alla pittura murale, sembra abbandonare l'adamantina raffinatezza delle opere dei primi anni venti (Maternità, La Terra, L'abbandonata, tra le più significative) per un recupero del pittoricismo. "La ripetuta visione della statuaria classica e della pittura pompeiana" osserva Elena Pontiggia, a proposito di tale cambiamento stilistico "gli suggerisce il modo di coniugare il colore con la monumentalità plastica, la compendiarietà del segno con la vastità delle forme." Il ripetuto contatto con l'antico, favorito dai frequenti viaggi di Funi a Roma e a Napoli tra il 1927 e il 1928, portò alla creazione di un "olimpo" non sempre costituito da "Veneri vincitrici", bensì "affollato" di figure assorte, malinconiche, innamorate e sole, quali la Venere innamorata (1928), Malinconia (1930) o Ragazze alla finestra, presentato alla I Quadriennale romana (1931), incredibilmente vicino, nella scelta di uno dei due soggetti, al quadro del Museo Revoltella. La figura femminile di sinistra, infatti, svela lo stesso volto ed espressione di profonda mestizia della giovane donna del ritratto qui esaminato, a sua volta vicino, secondo il parere di chi scrive, per invenzione e linguaggio pittorico (pur in una naturale diversità di contesto), al noto quadro intitolato L'Absinthe di Edgar Degas. Il ritratto femminile del Museo Revoltella, anche a causa della generica titolazione, non è facilmente rintracciabile nei cataloghi delle esposizioni importanti di quegli anni, posto che il quadro vi abbia effettivamente partecipato. Non si sono infatti riscontrate, nella parte retrostante dell'opera, né etichette attestanti la sua partecipazione alle citate esposizioni, né alcuna indicazione utile all'individuazione di ulteriori prestiti per mostre. Nessuna documentazione d'archivio, infine, ci permette di risalire al precedente proprietario del quadro. I contatti di Funi con la città di Trieste e il suo ambiente artistico risalgono ancora agli anni trenta, quando a Milano il pittore ferrarese contava tra i suoi allievi, nel nuovo studio di via Procaccini, la pittrice triestina Leonor Fini e quando assieme a Timo Bortolotti e al triestino Piero Marussig, da dieci anni residente in quella città e come lui appartenente al movimento del Novecento, fondò una scuola d'arte in via Vivaio 10. Alcune vedute e paesaggi (Trieste e Ica d'Abbazia), inoltre, presentate alla Quadriennale di Roma del 1931, valgono ad attestare un effettivo rapporto di Funi con la città di Trieste e con i suoi dintorni nel corso degli anni trenta. Di Achille Funi il Museo Revoltella possiede anche un Volto femminile classico (donato al museo nel 1984) realizzato su terracotta e un tempo elemento decorativo del camino della casa dell'architetto Umberto Nordio.
Gregorat S., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
Pontiggia E., Achille Funi. La forma e il sogno e Regesto biografico, in Funi 1890-1972. L'artista e Milano, Milano 2001