Il dipinto raffigura il corteo che, durante la cosiddetta festa delle Marie a Venezia, trasportava dodici ragazze da San Marco a San Pietro in Castello. Le giovani, tutte riccamente abbigliate e incoronate, sono raccolte, parte sedute, parte in piedi, sotto il baldacchino dell'imbarcazione centrale, che reca sulla prua il leone di San Marco seguito da un figurante vestito da Arcangelo. Nella barca che segue è trasportato il Doge, mentre tutto intorno si affollano quelle dei patrizi veneziani che prendono parte alla rievocazione. Sullo sfondo si innalza la mole rosata del Palazzo Ducale e si scorgono le cupole azzurre della basilica di San Marco.
L'opera risale almeno al 1864, visto che in quell'anno si trovava già in proprietà del barone Revoltella che permise di esporla in occasione della mostra organizzata presso la Borsa di Trieste. La festa raffigurata, che si celebrava ordinariamente il 2 febbraio, era stata istituita per ricordare un episodio tramandato: nel 943 dei pirati avrebbero rapito alcune spose veneziane dirette alla cattedrale di San Pietro, prontamente salvate dall'intervento valoroso dei concittadini. Come ampiamente segnalato (cfr. Pavanello 1983), il tema iconografico vantava una discreta fortuna nell’Ottocento, anche se, di solito, gli artisti avevano rappresentato l'evento "storico", non la festa cui aveva dato origine, mentre Gatteri mette in scena "non già il momento drammatico dell'episodio, ma il festoso rito commemorativo, in una inscenatura si direbbe, da sipario teatrale" (Pavanello). Anche in questo caso le scene affollate incontrano il gusto di Gatteri al punto da potersi indicare come una delle caratteristiche peculiari della sua opera. L'artista del resto si era già cimentato con questo soggetto nella serie di disegni per la Storia veneta di Francesco Zanotto (1852), ove la Festa delle Marie era stata tradotta in stampa da Antonio Viviani. Da quei disegni Michele Fanolli derivò "una litografia di qualità superba" (Pavanello); vale la pena di riportare ancora le parole dell'incisore, che nel 1863 definiva il foglio "il lavoro più importante che io abbia fatto e che si sia fatto a Parigi in litografia [...] Il Gatteri certo non aveva messo nel disegno tutto quello che la mia lunga esperienza mi ha dato di poterci mettere, ma in ogni modo bisogna rendergli giustizia, e poco si poteva far meglio per tale soggetto, sia riguardo alle belle masse della composizione e del chiaro-scuro (da me aiutato solo nella concentrazione di una gran luce sulla barca delle Marie), sia per la varietà e ricchezza ed autenticità dei costumi veneziani di quel tempo, sia in fine per una certa gaiezza che vi spicca dappertutto". In questa redazione, immediatamente successiva alla litografia di Fanolli, parrebbe quasi che il pittore avesse tenuto conto di queste osservazioni poiché, per quanto riguarda il partito luministico, il risultato risponde a puntino alle "migliorie" eseguite dal litografo. Va segnalato inoltre che il fascio di luce centrale a illuminare le protagoniste è presente sin dalla primitiva redazione in modello.
Drigo A., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
Pavanello G., Schede, in Venezia nell'Ottocento. Immagini e mito, Milano 1983