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in basso a destra: Atschko '928
Testa di donna piegata all'indietro, con gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte.
Presentata alla II Esposizione del Sindacato Fascista di Belle Arti di Trieste del 1928 e pubblicata sul relativo catalogo con il titolo di Studio (in quanto ritenuta, presumibilmente, preparatoria di un'opera a figura intera), questa scultura in pietra, firmata e datata in basso a destra “Atschko '928”, figurava accanto ad altre tre opere in gesso (una Mezza figura e due intitolate Studio di testa). L'anno successivo, con il titolo di Offerte, fu esposta alla Mostra Internazionale di Barcellona e nel 1930 comparve come Donna alla XVII Biennale di Venezia. L'opera venne offerta al museo dall'autore in cambio della scultura intitolata Fiora (donata al museo nel 1924 dalla Riunione Adriatica di Sicurtà) e della somma di 1.700 Lire, pari alle spese di magazzinaggio e di trasporto da Venezia della presente scultura, che Asco non aveva ancora ritirato dopo la chiusura della Biennale dell'anno precedente (cfr. CMR, Arch. Amm. 7.1931.3362). La proposta di permuta fu accettata dal direttore Sambo, in quanto il ritratto di Fiora Cantoni, modellato a soli ventun anni, documentava una fase stilistica oramai superata (l'opera fu ritirata dal museo nel febbraio del 1934 dal barone Giulio Cantoni). Eseguita nel 1928 con una straordinaria abilità tecnica e una notevole forza espressiva, questa Testa di donna - cui è stata riconosciuta "una beltà indiana e turbante" (A. L. 1928) - ricorda un marmo coevo di ubicazione sconosciuta, raffigurante una donna in preghiera probabilmente destinata ad un monumento funerario (la documentazione fotografica di quest'ultimo, conservata nell'archivio Banelli di Padova, è stata pubblicata in Ado Furlan, 2005, p. 90). Nella collezione del Museo Revoltella, grazie alle donazioni di privati, sono entrate più tardi anche altre opere di Asco: una Testa di donna in gesso dorato, un San Giovanni in marmo e un Autoritratto già appartenuto al collezionista Roberto Hausbrandt. Esse documentano la produzione di uno scultore, nato a Trieste ma vissuto per gran parte della sua vita a Milano, che ha lasciato numerose testimonianze nella sua città natale, tra cui i bassorilievi della Stazione Marittima di Trieste (1927/28), i 12 Apostoli alla Chiesa del Gesù Divino Operaio, le tre statue di giuristi romani sul Palazzo di Giustizia e le due figure sulla facciata dell'Idroscalo, costruito nel 1930 su progetto di Riccardo Pollack e oggi trasformato in Capitaneria di Porto.
Bressan N., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
A.L., L'Esposizione artistica al Giardino pubblico, in Il Popolo di Trieste, 2828/10/07
Ado Furlan, Ado Furlan nella scultura italiana del Novecento, Udine 2005