Dante Alighieri, busto, Vela Vincenzo, XIX

Oggetto
busto
Soggetto
ritratto d'uomo: Dante Alighieri
Autore
Vela Vincenzo (1820/ 1891)
Cronologia
1858 ca. - 1865 ca.
Misure
cm - altezza 57
Codice scheda
OA_131670
Collocazione
Trieste (TS)
Palazzo Revoltella
Civico museo Revoltella
Iscrizioni

fianco destro, in basso: Vela

Busto ritratto di Dante caratterizzato dal consueto abbigliamento del poeta che ha il capo coperto dal cappuccio e indossa il lucco chiuso sul davanti da una riga di bottoncini.

Questo busto rappresenta una delle numerose repliche, in marmo o in bronzo, dello stesso soggetto, compiute dall'artista in momenti diversi della sua lunga e fertile attività. Di quest'ampia serie, il cui prototipo è il busto in marmo donato dallo scultore al Circolo degli Artisti di Torino quale ringraziamento per la nomina a direttore nel 1858, sono noti il pezzo in marmo del 1865 della Galleria d'Arte Moderna di Torino, quello conservato presso il Municipio di Lugano e il bronzo datato ancora 1865 della Galleria d'Arte Moderna di Milano che presenta peraltro le stesse dimensioni del busto triestino. L'interesse verso la figura di Dante è attestato da una lettera datata 1 gennaio 1858 al summenzionato Circolo degli Artisti, nella quale il Vela esprime la sua profonda ammirazione per il poeta fiorentino, ed è connesso al clima di accese rivendicazioni patriottiche che caratterizza il periodo, partecipato in prima persona dall'artista stesso, combattente nelle battaglie per l'indipendenza e uomo di solidi ideali risorgimentali. Esistono, inoltre, disegni e studi precedenti che elaborano l'immagine del poeta, la quale in seguito avrà modo di svilupparsi in opere maggiori, come nel monumento per Prato della Valle a Padova (1865), dove la testa del Dante a figura intera è evidentemente ripresa fedele del modello dei busti citati. Seppur tra le opere senza dubbio minori dello scultore, questo Dante - della cui espressione corrucciata si lamentava il Selvatico, per il quale se "quella faccia arcigna" poteva essere adatta al "Dante vivo" non lo era all'"apoteosi del suo sconfinato intelletto" (Selvatico, 1869) - riconducibile alla temperie del Romanticismo storico, nella propria misura dimostra appieno le qualità plastiche ed espressive dell'arte del Vela, dove un verismo fermo e rigoroso che non scade mai nel dettaglio gratuito, sostenuto da una straordinaria perizia tecnica, riesce a cogliere con penetrante acutezza l'intimo carattere del personaggio.

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BIBLIOGRAFIA

Daffra S., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004