Ritratto del pittore Carrà, scultura, Marini Marino, XX

Oggetto
scultura
Soggetto
ritratto d'artista: Carlo Carrà
Autore
Marini Marino (1901/ 1980)
Cronologia
1946
Misure
cm - altezza 23
Codice scheda
OA_131661
Collocazione
Trieste (TS)
Palazzo Revoltella
Civico museo Revoltella

Testa ritratto del pittore Carlo Carrà colto nella sua maturità avanzata.

Il ritratto di Carlo Carrà fu acquistato dal Museo Revoltella alla XXIV Biennale di Venezia per la somma di 200.000 lire. In quell'occasione, che fruttò alla Galleria triestina anche l'acquisizione di un'altra scultura di grande valore, Bambino con anitra di Giacomo Manzù, l'artista pistoiese tenne una personale nella Sala XXV, presentando sei sculture, di cui quattro gessi e due bronzi. "Caro Sbisà ho ricevuto il tuo espresso e ti ringrazio di avere pensato a me per la Vostra Galleria", scrive nel '48 Marini a Carlo Sbisà, allora membro del Curatorio del Museo, e prosegue dolendosi di non poter cedere al Museo una statua di Roma (una Danzatrice), perché ormai venduta. Propone quindi la vendita del piccolo cavaliere esposto alla Biennale veneziana o, in alternativa, la testa di Carrà, verso la quale il Curatorio, infine, si indirizzerà. Il ritratto di Carrà fu realizzato da Marini al suo ritorno in Italia, nel 1946, dopo un periodo trascorso in Svizzera (Tenero-Locarno) dove si era stabilito fin dal 1943, quando la sua abitazione milanese venne distrutta dai bombardamenti. Gli "anni fecondi" della permanenza nel Canton Ticino, durante i quali lo scultore toscano ebbe modo di incontrare e conoscere diversi artisti di fama (Germaine Richier, Alberto Giacometti, Fritz Wotruba ed altri ancora), portarono alla realizzazione di un gruppo di opere (tra cui Miracolo, Arcangelo e Arcangela) determinanti per l'evoluzione concettuale e stilistica successiva della sua scultura. La presa di coscienza del dolore umano da parte di Marini condusse alla rottura della "misura classica e dell'equilibrio statico, mediterraneo" fino ad allora perseguiti. Il tema noto del "cavaliere" rivelerà a partire da allora "un nuovo timbro spirituale, inquieto, indagatore" (Garberi in Marino Marini 1973), e così pure la serie dei personaggi del XX secolo, suggestiva galleria di illustri personalità da Marini ritratte fin dalla fine degli anni trenta, subirà una svolta indirizzata verso "un'indagine psicologica più scavante". Marini, che tra gli innumerevoli soggetti da lui ritratti in buona parte incontrati nel corso dei ricorrenti viaggi in Europa (De Pisis, Campigli, Carrà, Richier, Tosi, Igor Stravinskij, Marc Chagall, Herny Moore, Carlo Cardazzo, Henry Miller), prediligeva per sua ammissione gli artisti, poiché portatori di "un mondo entusiasmante ed affascinante di sensibilità e fantasia", raffigura Carlo Carrà all'età di 65 anni. Il vissuto dell'amico pittore promana con forza attraverso la tormentata superficie della scultura, chiaramente scandagliata nel profondo da Marini che riesce a proiettare" come osserva Mercedes Garberi nel '73, in relazione ai mutamenti stilistici sopra descritti" la tensione interiore del soggetto in una "tensione lineare scattante, corrosiva e pungente" (in Marino Marini). La pratica dell'"irritazione" dell'epidermide della scultura in gesso o in legno con scalfitture di ogni genere", spiega Luisa Somaini, "era una pratica da Marini adottata anche per il bronzo, da lui fresato e patinato per conservargli quella vibrazione delle superfici già raggiunta nel modello in gesso che riprendeva nuovamente dopo la fusione" (Somaini 1993, p. 166). Il travaglio artistico intuibile nel ritratto bronzeo di Carlo Carrà, si svela tutto nelle parole dell'autore che in merito ai suoi ritratti, nel '39, così affermava: "Nel ritratto ho sempre cercato di dare, più che l'espressione o il carattere della persona [...] la sua poesia. Non c'è volto umano in cui questa poesia non sia come racchiusa, annidata, solidificata in un tratto, in una prominenza, in una lieve cavità. L'artista deve poterla riconoscere e liberare. [...] Questa poesia l'artista dovrà ricomporla plasticamente, ossia, nel caso particolare della scultura ‘quest'arte di primitivi’ non potrà esprimerla, nella materia prescelta ‘bronzo, pietra, cera’ e in rapporto ad essa, che attraverso la forma" (Marini 1939). Oltre al gesso originale, appartenuto alla collezione Marini ed attualmente conservato al Museo Marino Marini di Pistoia, e alla versione in bronzo del Museo Revoltella, del ritratto di Carlo Carrà esistono ancora, un'ulteriore copia in bronzo conservata a Salisbury (collezione Osborn), negli Stati Uniti, e una fusione in piombo appartenente alla collezione Emilio Jesi di Milano.

BIBLIOGRAFIA

Gregorat S., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004

Somaini L., Marino Marini, essenzialità della forma nella pienezza dei sentimenti, in Scultura italiana del Novecento, Milano 1993

Marino Marini, Marino Marini alla Galleria d'Arte Moderna di Milano, Milano 1973

Marini M., Le mie sculture, in Il Tempo, 1939/12/14