Le pareti del salone presentano una decorazione ad affresco. La parete delle finestre presenta paraste dipinte con giganteschi puttini lungo il lato delle finestre e ritti su basamenti cilindrici adorni di volute, festoni, teste d'ariete e teste di satiro. Dietro ai putti che reggono festoni di foglie d'alloro, poggiano due cariatidi, sul lato destro, e due telamoni, sul lato sinistro. Le pareti degli specchi è invece scandita da quattro paraste stilizzate, che presentano alla base uno specchietto rettangolare in monocromo bruno-rossastro con scene mitologiche e pastorali, al centro medaglioni in monocromo dorato con figure allegoriche e al sommo targhe in monocromo verde con temi simbolici. I lati corti sono invece occupati da una porta, sovrastata da riquadro rettangolare mistilineo con putti che reggono una ghirlanda.
Dell'autore degli affreschi che ricoprono interamente le pareti della sala, si hanno scarsissime notizie. Si tratta forse di un parente di quell'Isacco Fischer che operò in Friuli dal 1650 al 1674, di formazione probabilmente bavarese, ma non esente da influssi della pittura bolognese importata in Friuli da Giulio Quaglio. Il maestro opera in collaborazione con uno stuccatore, identificato come di scuole lombarda (Bergamini 2016, p. 181), cui spetta la decorazione della fascia superiore delle pareti e del soffitto con una grande campitura rettangolare ad angoli smussati e tondi e cartigli non affrescati (da note non pubblicate di A. Rizzi; si veda anche (Bartolini-Bergamini-Sereni, 1983, p. 259). L'intento decorativo è quello del gigantismo e della riproposizione dei motivi dell'architettura classica, il salone, dell'altezza di due piani, deve illustrare la casata proprietaria per ricchezza e per cultura. Martino Fischer firmò gli affreschi, apponendo inoltre la data “1709”. La decorazione del salone fu quindi commissionata da Giovanni Antonio Antonini, il quale acquistò il palazzo per 930 Ducati nel 1696. La proprietà, dopo quasi due secoli duranti i quali fu delle famiglie Soardi, Bretteolo e Girardis, ritornò alla casata Antonini che per volontà di Floriano Antonini aveva commissionato il palazzo ad Andrea Palladio attorno la metà del XVI secolo. Giovanni Antonio avviò un ampio e complicato progetto di ammodernamento del palazzo che includeva inoltre importanti modifiche strutturali al salone. Il soffitto venne innalzato di quasi due metri (Asquini 1997, p. 112), andando ad accogliere una fascia decorata con stucchi interrotta da alcune aperture necessarie ad illuminare i nuovi ambienti del sottotetto. Gli affreschi nel corso del tempo sono stati più volte sottoposti a restauro. Un primo intervento fu eseguito nella seconda metà del sec. XIX ad opera di Giovanni Battista Sello (Saccomani, 1878, p.14). Dopo l'acquisto nel 1899 da parte della Banca d'Italia, insieme a interventi di carattere architettonico, vennero eseguiti alcuni restauri degli affreschi (pittori Bierti, del Fabbro, Gurisatti) e degli stucchi (Elia) (Ermacora 1927, pp.365-366). Negli anni sessanta del Novecento, in occasione della sistemazione dei pavimenti, rifatti alla "veneziana", e della tinteggiatura delle pareti, il pittore Barazzutti di Genona effettuò una pulitura degli affreschi del Fischer (A.Rizzi, note non pubblicate). Un ulteriore intervento conservativo è stato effettuato negli anni 1984-87 a cura della Ditta Marinozzi di Pollenza (Macerata) per gli affreschi e della Ditta Fogliata di Venezia per gli stucchi.
Bergamini G., Le dimore Antonini, in Gli Antonini: cittadini di Udine, signori di Saciletto (secoli XV-XX), Udine 2016
Bergamini G., Palazzi del Friuli Venezia Giulia, Udine 2001
Asquini L./ Asquini M., Andrea Palladio e gli Antonini. Un palazzo romano nella Udine del Cinquecento, Monfalcone (GO) 1997
Asquini L./ Asquini M., Andrea Palladio e gli Antonini. Un palazzo romano nella Udine del Cinquecento, Monfalcone (GO) 1997
Bartolini E./ Bergamini G./ Sereni L., Raccontare Udine Vicende di case e palazzi, Udine 1983