in basso a destra: Colò
Dipinto a forma quadrata con figure geometriche nere e blu
Questo dipinto raffigura un gruppo di forme geometriche nere, costituito da un triangolo, un rettangolo allungato e un semicerchio, alle quali si aggiungono altre forme di dimensioni più piccole dipinte di blu, dall’aspetto evanescente. Tali figure sembrano galleggiare in uno spazio non piatto, che suggerisce un senso di profondità, rafforzato dall’effetto “graffiato” prodotto dall’artista sullo sfondo, simile a un pulviscolo atmosferico, come se si trattasse di foschia. Le forme geometriche non suggeriscono né corporeità né un peso specifico; non sono limitati dai confini del quadro, anzi, li oltrepassano, dandoci l’idea di un’estensione ben maggiore di quella visibile. Inoltre, sono raffigurate in posizioni storte, fluttuando nel vuoto quasi a volersi toccare le une alle altre, in una condizione instabile. La pittura di Aldo Colò, a partire dagli anni Sessanta, diventa motivo di riflessione sulla linea, intesa come astrazione della mente e come «supporto di ogni processo mentale», «base di ogni concezione astratta». L’osservazione del mondo circostante costituisce materia di elaborazione teorica e presa di coscienza: lo sguardo di Colò vaga «sul soffitto, sugli angoli, si ferma sulla finestra e sulla riga che separa la parte illuminata da quella in ombra». La linea, come l’artista dichiara in Fragmenta, testo pubblicato nel 1995 che raccoglie le proprie riflessioni in forma di diario, è «solo una separatrice tra luce e ombra […], un prodotto astratto, una vicenda mentale che ci permette di fissare i concetti luce-ombra». La frammentazione che ne deriva, nel senso vero e proprio di frattura, è un tema che ricorre spesso nella sua produzione (si pensi ad esempio a Situazione di frattura, dipinto nel lontano 1972). L’arte di Colò si presenta dunque come una pittura meditata, spesso rigorosa, ma al tempo stesso inquieta, che talvolta comunica uno stato d’ansia (a cura di Matteo Colovatti, 2016).