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firmato in basso a sinistra: borta
Paesaggio campestre
Il dipinto si pone all’osservatore come un’esplosione di colori gialli e verdi accesi mischiati fra loro in una pittura dal gesto carico e impetuoso, senza freni, apparentemente priva di un’intenzione predeterminata. Oscillando fra figurazione ed espressionismo astratto, Gianni Borta esterna in quest’opera le pulsioni interne attraverso pennellate materiche assai convulse, a differenza di molti altri paesaggi dove il ductus segue generalmente l’andamento degli oggetti, quali i fili d’erba, i fiori, non di rado ben delineati e riconoscibili, le curve dolci delle colline, l’orizzontalità della linea dell’orizzonte, o, ancora, pesci fluttuanti in acquari affollati. Qui, invece, le pennellate sembrano essere dettate dall’automatismo, vanno in tutte le direzioni in estrema libertà, non sembrano possedere un chiaro ordine logico. L’arte di Borta esprime la gioia di vivere come passione bruciante, dove il rosso, il colore più frequente, serpeggia in mezzo al verde della natura, con cui l’artista stabilisce un rapporto simbiotico. I suoi paesaggi raccolgono sensazioni ed impressioni di viaggi compiuti in giro per il mondo, oltre che del Friuli, sua terra natale. Le sue opere sono tradotte in mosaico da Matelda Borta, in paste vitree che, estendendosi per strisce ondulate di colori, ancora più di certi suoi quadri a olio tendono all’astrazione decorativa (a cura di Matteo Colovatti, 2016).