Senza titolo, scultura, Ermacora Giancarlo, XX

Oggetto
scultura
Soggetto
non figurativo
Autore
Ermacora Giancarlo (1942/ 2003)
Cronologia
1990 - 1992
Misure
cm - diametro 96.5
Codice scheda
OA_112975
Collocazione
Codroipo (UD), San Martino
Villa Kechler
Collezione del Comune di Codroipo. Donazione Elio Bartolini

Opera di forma circolare con due facce diverse, composta da moduli in ceramica applicati su uno strato di cemento. La scultura è sorretta da un piedistallo piramidale. Su un lato è presente l'accostamento di una parte sporgente che rispetta inserita all'interno della circonferenza dell'opera.

“Segno primo, e già qualificante, dell’operare di Ermacora fu infatti la discrezione: spia di quella salute morale che è anzitutto l’equilibrio come consapevolezza di sé in partecipata attenzione sul mondo” (BARTOLINI 2005). Elio Bartolini così riassume la ricerca di Giancarlo Ermacora “il più silenzioso e paziente, ma anche il più attento” tra quei giovani che frequentavano lo studio dello scultore Luciano Ceschia a Collalto di Tarcento (Udine). Lo scrittore conobbe Ermacora attraverso Ceschia e gli divenne amico. Stese un testo di introduzione per il catalogo della mostra personale di Ermacora nel 2000 e soprattutto volle intervenire nella monografia postuma dedicata allo scultore, con una testimonianza dal titolo che suona come una dedica, Per Giancarlo Ermacora. Questa scultura è stata donata proprio dall’artista e nella forma richiama certe opere di Ceschia: Ermacora infatti fu uno stretto collaboratore di Ceschia e perseguì l’analisi, avviata dal maestro, relativa all’unione e scomposizione di volumi geometrici, in particolare della sfera e di sezioni di cilindro (i dischi). Composta da tavolette di ceramica, applicate su uno strato di malta, la scultura si presenta come un cerchio, sostenuto da un piedistallo, con due facce diverse: ad una è stata avvicinata, senza farla aderire, la quarta parte di un altro tondo di medesime dimensioni. Nella sua attività Ermacora utilizzò vari materiali: bronzo, pietra, legno, ferro, ceramica. Predilesse però quest’ultima, spesso accostandola al legno o al metallo per ottenere esiti inconsueti ed esaltare la superficie trattata con soluzioni che costituiscono veri e propri rilievi, o semplici effetti decorativi, dati da solchi, graffi, pressioni, inserti, stampi, aggiunte di colore e smalti. La figura elementare del cerchio dell’opera considerata si compone di parti asimmetriche; ha su un lato due raggiere ricoperte di smalti verdi e blu, dall’altro dei buchi e l’impressione di una tela realizzata, come altri motivi evidenziati dall’incidenza della luce, sull’argilla ancora fresca. In ceramica egli elaborò alla fine degli anni Novanta i cicli delle Lacerazioni e delle Esplosioni: pannelli con masse sporgenti che distruggono la regolarità del piano mantenendo la sagoma rispettivamente del cerchio e del quadrato. I moduli in ceramica sono anche combinati ad altri materiali in strutture bicrome, le stele, o assemblati in fasce che interrompono lo sfondo uniforme dei riquadri della serie Cortili o del rivestimento parietale nel Municipio di Magnano in Riviera (Udine). Con la pietra realizzò alcune opere per concorsi pubblici tra cui quella all’ospedale civile di Udine e il monumento ai caduti di Cassacco (Udine). Durante la sua carriera lavorò oltre che con Luciano Ceschia anche con gli scultori Dino Basaldella e Gianni Grimaldi; fu medaglista e incisore ed affiancò all’impegno artistico quello didattico di insegnante all’Istituto Statale d’Arte Giovanni Sello di Udine. La datazione dell'opera qui proposta è stata suggerita dalla moglie dell'artista.

BIBLIOGRAFIA

Elio Bartolini Arte, Elio Bartolini. La collezione d'arte della Città di Codroipo, Udine 2011

Giancarlo Ermacora, Giancarlo Ermacora ceramista scultore, Udine 2005