in basso a destra: barborini 87
in basso al centro: A Elio Bartolini
sul retro: A Elio Bartolini/ Barborini/ 87
Si tratta di un doppio ritratto dello scrittore Elio Bartolini, frontale e di profilo, appena delineato con il colore nero in un vortice di lunghe e istintive pennellate. È questa la forma espressiva che caratterizza l’opera di Barborini degli anni Ottanta. Egli struttura i sui dipinti individuando una zona in cui si addensano più colori e dove con un laborioso intervento di spatole e pennellesse emerge un abbozzo di figura. Intorno a questo nucleo lo sfondo è cangiante, animato da improvvise striature. Anche la rappresentazione del volto di Bartolini è ottenuta con una sovrapposizione di colori primari e modellata da lumeggiature che, oltre a dare rilievo, descrivono il particolare dei baffi.
Tra i libri di Elio Bartolini vi è il catalogo della mostra antologica che il pittore Bruno Barborini allestì a Latina nel dicembre del 1990. L’artista recapitò il volume allo scrittore con una dedica in prima pagina. Anche in questo grande quadro del 1987 compare una dedica: “A Elio Bartolini” si legge in basso. Il dipinto fu infatti un dono per ringraziare Bartolini di aver presentato nel dicembre dell’anno prima un’esposizione organizzata da Barborini a Palazzo Marchi a Pordenone. La mostra di Latina del 1990 mirava a ricostruire il percorso pittorico di Barborini e ripercorreva le tappe principali della sua attività: la formazione a Latina, dove era emigrato all’età di otto anni con la famiglia, il viaggio negli Stati Uniti e in Messico dal 1953 al 1959, il periodo romano con la partecipazione alla VIII Quadriennale d’arte nel 1961 e il rientro definitivo in Friuli. Numerosi in quell’occasione i dipinti del decennio precedente: opere dalla forte carica drammatica ed espressiva, di non immediata lettura. In alcuni di essi Barborini affronta eventi disastrosi come la tragedia del Vajont, il terremoto del 1976, l’incidente nucleare di Chernobyl, per raccontare con pessimismo la condizione dell’uomo moderno. Le superfici sono tutte contrassegnate da una pittura gestuale esasperata dal forte cromatismo. Pur avendo appreso la tecnica da un pittore verista di scuola napoletana, l’esperienza americana permise all’artista di sviluppare uno stile proprio, più consono alla sua urgenza comunicativa. Egli però non negò mai completamente il figurativo: i soggetti, come nel caso del volto di Bartolini, pur accennati, distorti e avvolti in fasce di colori, rimangono comunque riconoscibili.
Elio Bartolini Arte, Elio Bartolini. La collezione d'arte della Città di Codroipo, Udine 2011