L'opera copre i tre quarti del pannello con 12 colline facendo intravedere il cielo e il sole, sullo sfondo vi è una linea orizzontale che segna la zona collinare da quella pianeggiante; le colline comprendono diverse sezioni orizzontali con decorazioni ripetitive: tratteggi, ciuffi d’erba, cerchi, fiori, alberi e uccelli. Al centro verso destra si trova il gruppo di figure. L'asino è di profilo e tocca con il muso la testa del Santo, ha una criniera a lunghe frange. S. Giuseppe è frontale e poggia su una lamina d'oro orizzontale alla parte bassa del pannello, ha capelli lunghi, occhi grandi e una tunica senza maniche fino le caviglie con quadrati e rettangoli che vanno dal giallo al marrone; il braccio destro tiene l'asino sul collo mentre l'altro è steso lungo il corpo. Sopra il dorso dell’animale si trova la Madonna con in grembo Gesù, vestito con una tunica come quella del padre, con tonalità azzurre/verdi. La Vergine indossa una tunica dorata ed è cinta da un diadema a nove punte.
L’idea di trasformare l’opera in un pannello decorativo è venuta al prof. B. Medeot , mentre l’idea di catalogarla alla classe 3°A (a.s. 2008-2009) di Beni Culturali. Dalle ricerche effettuate nell’archivio della scuola è stato ritrovato il foglio di produzione n° 5 con i dati tecnici della testiera che hanno permesso di datarla 1962/63 e di posticipare la decorazione al 1964. Le testimonianze degli insegnanti presenti in quegli anni, assicurano che la decorazione si è ispirata alle opere dell’artista Agostino Piazza, come il graffito nella scuola materna “Rosa Agazzi” di Gorizia che ritrae la fiaba di Pinocchio. L’opera rappresenta la Fuga in Egitto e l’iconografia è coerente ad eccezione del diadema della Vergine che mostra nove punte piuttosto che dodici come viene solitamente rappresentata. I laboratori di pittura del prof. G. Vatrella e di architettura del prof. P. Bressan hanno disassemblato la testiera ricomponendola su un compensato multistrato di pioppo chiuso da una cornice di noce nazionale. (Materie: compensato pioppo, tempera ad acqua, lamina d'oro e polvere, rapidografo pennarello a punta fine colore nero, verniciatura lucida).
Tino Piazza, Tino Piazza. L'artista, le storie, Gorizia 2009