dipinto, ambito veneto, XVIII

Il dipinto raffigura un cantiniere che regge con la mano destra un cesto di vimini con quattro caraffe di vino. E' colto a figura intera in un terrazzo di cui si intravede in secondo piano la balaustra in pietra bianca, attraverso la quale si scorge una apertura paesistica con alberi su uno sfondo di cielo trascorso da chiare nubi.

Il dipinto, entrato a far parte del patrimonio della Galleria nel 1955 quando fu acquistato dalla collezione di Pietro Mentasti, era stato reso noto nel 1953 da Giuliano Briganti, che lo aveva attribuito ad Alessandro Longhi, rilevando comunque nell'opera un indubbio legame con il realismo del lombardo Giacomo Ceruti. L'assegnazione all'artista veneto fu in seguito ripresa da altri studiosi, ma di recente Angelo Loda (2001), richiamando alcuni dubbi sollevati a suo tempo dalla Zava Boccazzi (1973, cit. da Loda 2001), afferma che l'attribuzione al Longhi non può essere più condivisibile. Lo studioso infatti preferisce assegnare la tela di Trieste ad un anonimo pittore veneto di terraferma, poichè riconosce in essa un'evidente impronta coloristica veneta, quasi neoveronesiana nell'apertura naturalistica del paesaggio di sfondo, sommata ad un influsso del naturalismo lombardo alla Ceruti, espresso nell'introspezione psicologica del volto, nell'uso di una gamma povera di colori nella definizione dell'abito, nella stessa tematica dell'opera, che raffigura un esponente del ceto basso colto a figura intera in tutta la sua "nobiltà espressiva".