Il codice si compone di cc. 196+1. Scrittura gotica corale. Notazione musicale nera su tetragrammi rossi. Contenuto liturgico: antifone al Benedictus e al Magnificat degli uffici del tempo e dei santi dal sabato dopo l'Avvento alla ventiquattresima domenica dopo Pentecoste.
Il volume fa parte di un gruppo di otto codici miniati di proprietà del Duomo di Gemona. La critica ottocentesca li considerava un gruppo omogeneo, attribuendoli a un unico autore. Il primo a menzionarli fu il Barozzi, che ne assegnave le miniature a un certo frate Franceschino da Padova, citato nei Quaderni di Camerari (dove vengono annotate delle spese per codici acquistati a Padova nel corso del 1300) e da lui identificato con frate Francesco, miniatore attivo a Padova nel 1344. Tale ipotesi venne accettata fino allo studio di Marchetti, il quale osservò che se la scrittura e la notazione musicale appaiono abbastanza uniformi nei vari codici, le miniature presentano invece sensibili differenze e vanno quindi attribuite a mani e a epoche diverse. Nel caso dell'Antifonario 5 egli propose una datazione entro la prima metà del secolo XIV, senza escludere l'attribuzione a frate Franceschino. Tale paternità viene decisamente accettata dalla Mirmina Ferroli, la quale riconosce nelle miniature un linguaggio più maturo rispetto a quello di altri corali gemonesi, tale da far pensare appunto a un maestro di ambiente padovano postgiottesco. Di diversa opinione Conti, che le ritiene di fattura bolognese dei primi anni del secolo XIV e le assegna a tre diversi miniatori: il "Maestro del 1311", Jacopino da Reggio e Nerio. Anche la Drusin rileva nelle iniziali dell'Antifonario 5 un fare più evoluto, in particolare nella rappresentazione delle figure umane, che risultano più plastiche ed espressive rispetto a quelle degli altri codici gemonesi; inoltre vi riconosce delle assonanze con le miniature di alcuni codici della Biblioteca Capitolare di Padova (Antifonari B14 e B15) e della Biblioteca Estense di Modena (Graduali 1015 e 1016), e le attribuisce all'ambito padovano del secolo XIV. Rilevante ai fini della datazione è il fatto che l'Ufficio di San Ludovico risulta relegato in fondo al volume e non al suo posto, dove probabilmente si troverebbe se il codice fosse stato eseguito dopo il 1317, anno in cui Ludovico da Tolosa venne dichiarato santo da Giovanni XXII.
Drusin N. / Merluzzi F. / Patat P., Catalogo delle opere, in Il duomo di Santa Maria Assunta di Gemona, Udine 1987
Conti A., La miniatura bolognese. Scuole e botteghe 1270-1340, Bologna 1981
Bergamini G., Catalogo dei codici miniati, in La miniatura in Friuli, Milano 1972
Mirmina Ferroli G., L' antifonario del tesoro del duomo di Gemona, Udine 1968
Marchetti G., Archivi gemonesi, in Glemone, Udine 1965
Marchetti G., Gemona e il suo mandamento, Udine 1958
Barozzi N., Gemona e il suo distretto, Venezia 1859