Il codice si compone di cc. 210. Scrittura gotica corale. Notazione quadrata nera su tetragrammi rossi. Contenuto liturgico: antifone dalla vigilia della Trasfigurazione all'Avvento.
Il codice è l'ultimo di quattro tomi, ordinati secondo l'anno liturgico, di cui si compone l' Antifonario gemonese, cui vanno ad aggiungersi un altro antifonario e tre graduali, che insieme costituiscono il corpus dei codici miniati del Duomo di Gemona. La critica ottocentesca li considerava un gruppo omogeneo attribuendoli a un unico autore. Il primo a menzionarli fu il Barozzi, che ne attribuiva le miniature a un certo frate Franceschino da Padova, citato nei Quaderni dei Camerari (dove vengono annotate delle spese per codici acquistati a Padova nel corso del 1300) e da lui identificato con frate Francesco, miniatore attivo a Padova nel 1344. Tale ipotesi venne accettata fino allo studio di Marchetti, il quale osservò che se la scrittura e la notazione musicale appaiono abbastanza uniformi nei vari codici, le miniature presentano invece sensibili differenze e vanno quindi attribuite a mani e a epoche diverse. Nel caso dell'Antifonario 4 egli propose una datazione tra la fine del sec. XIII e l'inizio del XIV. Dello stesso parere, riguardo alla datazione, è anche Mirmina Ferroli, la quale però riconosce nelle miniature del nostro antifonario la mano di due diversi autori: "uno che ha eseguito solo le iniziali riprendendole dal repertorio comune nell'ambiente padovano della fine del Duecento, e un altro che ha realizzato le figure mostrando un più fedele attaccamento a certi modelli romanici da cui deriva l'appiattimento delle forme e l'inarticolazione dei corpi". Anche la Drusin rileva una diversità di resa tra le iniziali decorate a motivi fitomorfi e zoomorfi e quelle figurate, più approssimativa e meno curate; l'analisi precisa delle diverse iniziali porta inoltre la studiosa ad avvicinarle a quelle dell'Antifonario 2, soprattutto per la presenza del medesimo motivo a intreccio di fogliami e animali. Conti ritiene che questo codice, come l'Antifonario 2, riveli solo qualche eco lontana della prima maniera bolognese e inoltre, proprio per l'imperizia con cui sono delineate le figure, ipotizza che l'autore possa essere un semplice decoratore e non un miniatore professionista. La Mariani Canova infine vi riconosce un linguaggio "gaibanesco" ed evidenzia un rapporto con il Graduale (ms. XXXIII) del Museo Archeologico di San Daniele del Friuli.
Mariani Canova G., La miniatura nei libri liturgici marciani, in Musica e liturgia a San Marco. Testi e melodie per la liturgia delle ore dal 12. al 17. secolo. Dal graduale tropato del Duecento ai graduali cinquecenteschi, Venezia 1990, I
Drusin N. / Merluzzi F. / Patat P., Catalogo delle opere, in Il duomo di Santa Maria Assunta di Gemona, Udine 1987
Conti A., La miniatura bolognese. Scuole e botteghe 1270-1340, Bologna 1981
Bergamini G., Catalogo dei codici miniati, in La miniatura in Friuli, Milano 1972
Mirmina Ferroli G., L' antifonario del tesoro del duomo di Gemona, Udine 1968
Marchetti G., Archivi gemonesi, in Glemone, Udine 1965
Marchetti G., Gemona e il suo mandamento, Udine 1958
Barozzi N., Gemona e il suo distretto, Venezia 1859