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Il bozzetto raffigura la liberazione dell'ossessa, riconoscibile nella donna in primo piano a sinistra che si sbraccia trattenuta da un uomo, al cospetto di una folla che le si assiepa intorno, mentre un santo vescovo non identificato rivolge lo sguardo al cielo in atto di preghiera. Sullo sfondo si staglia un'architettura classica con colonne ioniche, visibile dietro ad un drappo rosso sollevato da alcuni angioletti.
Il bozzetto proviene dalla collezione Mentasti dove è documentato nel 1942, quando lo pubblica Nicola Ivanoff con un'attribuizione a Francesco Maffei (Ivanoff 1942, cit. in Craievich 2001), che non viene modificata nel 1955, all'entrata della tela nelle collezioni del patrimonio dello Stato. L'assegnazione al Maffei viene giustamente mantenuta anche in seguito, e più di recente è stata ribadita da Paola Rossi (1991) e da Alberto Craievich (2001), che ha messo in luce l'ottimo livello qualitativo del bozzetto, preparatorio per una pala d'altare per ora non reperita. Secondo lo studioso la teletta è databile intorno al 1630-1635 circa, poichè sono ravvisabili in essa elementi ancora tardomanieristici e riferimenti agli stilemi formali di Jacopo Bassano, in particolare nella posa dell'uomo che trattiene l'indemoniata e della donna in primo piano a destra colta di schiena che sorregge un bambino.
Craievich A., Schede, in La Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste. dipinti e disegni, Trieste/ Cinisello Balsamo 2001
Rossi P., Francesco Maffei, Milano 1991