Mezzo busto di Cristo Salvatore colto frontalmente con il volto di trequarti verso sinistra.
Il dipinto (cfr. Romani 2001) fu acquistato dalla collezione di Pietro Mentasti nel 1955 con un'attribuzione a Jacopo de' Barbari (Venezia, documentato dal 1497 al 1512). Dopo l'acquisto la tavola fu sottoposta al giudizio di Luigi Coletti, Decio Gioseffi e Rodolfo Pallucchini: i primi due studiosi confermarono l'attribuzione al de' Barbari mentre il terzo preferì considerarla un "finissimo dipinto della cerchia veneziana tra il 1500 e il 1510, dove evidenti sono gli elementi alla Bellini e alla Lotto" (tutte le comunicazioni scritte dei tre studiosi sono conservate presso l'Archivio della Soprintendenza a Trieste). Nel 1978 J. A. Leveson nella sua tesi di dottorato su Jacopo de' Barbari (cit. in Romani 2001) rifiutò l'attribuzione all'artista veneziano, mentre essa è stata di recente riaffermata da Simone Ferrari (1999 e 1999-2000, cfr. Romani 2001). Lo studioso sottolinea la chiara impostazione alla Alvise Vivarini che impronta la tavola, e la avvicina al Commiato di Cristo dalla madre della Galleria Franchetti alla Ca' d'Oro di Venezia, databile al 1498-1499, e ad altre redazioni più tarde del Cristo benedicente, conservate l'una un tempo a Weimar e una Dresda, anche se giustamente rileva un più basso livello qualitativo del quadro in esame rispetto alla produzione del maestro, dovuto anche allo stato di conservazione assai compromesso in cui versa l'opera, che presenta vaste reintegrazioni nel volto e nella veste. Proprio il cattivo stato di conservazione della tavola suggerisce a Vittoria Romani un giudizio prudente: la studiosa infatti preferisce assegnare il dipinto ad un artista veneto operante tra fine Quattrocento e inizi Cinquecento decisamente influenzato dall'arte di Alvise Vivarini.
Romani V., Schede, in La Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste. dipinti e disegni, Trieste/ Cinisello Balsamo 2001