in basso a destra: A. Fittke 1906
Il dipinto raffigura una festa in maschera in un interno di palazzo elegante. La scena è colta come un'istantanea fotografica, evidenziando una donna al centro che spicca per il colore nero della gonna fra le altre persone vestite di colori chiari.
L'intensa amicizia di Arturo Fittke con il pittore triestino Umberto Veruda (1868-1904), principale portavoce del linguaggio impressionista nella nostra città a cavallo dei due secoli, spinge l'artista originario di Bredow (Stettino), a concentrarsi maggiormente sullo studio degli effetti di luce, negli anni stessi in cui realizza il quadro in esame. La partecipazione di Fittke alle mostre della Permanente, la cui prima edizione si tiene proprio nel 1906, coincide anche con il massimo riconoscimento critico della sua opera, fino a quel momento non molto considerata. Un maggiore incoraggiamento all'attività artistica giunge così allo sfortunato pittore, suicida in giovane età (1910), dall’approvazione di Silvio Benco che, puntualmente, in quegli anni recensisce i suoi dipinti esposti alla Permanente, ma anche del grande critico Adolfo Venturi, presente in città nel 1906 per una serie di conferenze sull'arte italiana. Il soggetto qui raffigurato esula un po' dalle tematiche ricorrenti affrontate da Fittke, specialmente conosciuto per i ritratti di bambini all'aria aperta o per le vedute d'interni, impreziosite da efficaci effetti luministici. Nel quadro in esame, l’impressione che se ne ricava è quella di un’istantanea “scattata” nell’impazzare di una festa in maschera. Il dinamismo che scaturisce dalla composizione, corroborato dalle parziali figure ai margini del campo visivo e dalla rapidità delle stesure di colore, trasparenti e luminosissime, sembra placarsi nella figura femminile al centro che, unica nota scura del dipinto, funge da contrappeso cromatico nell’insieme compositivo. [Gregorat 2005]
Gregorat S., Schede, in Museo Revoltella Trieste. La donazione Kurländer, Trieste 2005