al centro sulla targa: .P. MOISES.
Lacunare del soffitto dipinto raffigurante il profeta Mosè che tiene sollevata una tavola in pietra che indica volgendo lo sguardo verso il basso. Il tondo che lo contiene è circondato da una decorazione a monocromo costituita da figure antropomorfe e mitologiche con alcune parti fitomorfe e da animali fantastici, dai quali si originano girali con fiori e teste mostruose.
Dai documenti consultati da Valentino Baldissera, risulta che nel 1521 la confraternita di San Giovanni Battista commissionò l'esecuzione dei lacunari del soffitto a Gaspare Negro, pittore veneziano, residente a Udine. Il lavoro non fu portato a termine da Negro ma nel 1533 fu affidato al pittore di San Vito al Tagliamento Pomponio Amalteo (1505-1588), allievo e poi anche genero di Giovanni Antonio Pordenone. Amalteo completò l'opera con i 42 dipinti che fino al 1976 costituivano il soffitto. Dal suo predecessore Amalteo riprese l'impostazione del lavoro e anch'egli dipinse personaggi entro cerchi contornati da decorazioni; le sue figure risultano tuttavia monumentali e attraggono maggiormente per la scioltezza dell'esecuzione e i particolari bizzarri e fantasiosi. Il soffitto fu più volte smontato: nel 1862 in occasione dei lavori di ristrutturazione dell'edificio, nel corso dei due conflitti mondiali e a seguito del terremoto del 1976, a causa del quale sei lacunari sono stati recuperati in frammenti.