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All'interno del carteggio tra Domenico Rossetti e lo scultore Antonio Bosa si trova un preciso riferimento ai due ritratti di Petrarca e Laura in esame: infatti in una lettera datata 19 dicembre 1820 Rossetti fa sapere al Bosa di aver ammirato a Venezia nella galleria Manfrin due ritratti di Petrarca e Laura considerati di scuola belliniana (attribuiti a Giovanni o a Gentile Bellini), e di volerne subito una copia: "Nella Galleria Manfrin ho veduto un ritratto del Petrarca e uno di Laura, che mi piacquero, e dei quali vorrei avere una fedelissima copia a matita nera, o ad inchiostro della China. Ella mi trovi il disegnatore che s'impegni di eseguirla a perfezione, [...] L'acclusa lettera per Manfrin Le procurerà il permesso di esaminare e poi di copiare gli originali." (cfr. Rossetti 1944; Nodari 2005; i due dipinti, di cui ignoro l'attuale ubicazione, erano nella Galleria Manfrin ancora nel 1874, quando Urbani menziona il ritratto di Laura con un'attribuzione a Gentile Bellini). Nel carteggio Rossetti - Bosa non si trova un altro riferimento ai disegni ma, come testimonia il catalogo della raccolta petrarchesca del 1822 dove i due disegni sono menzionati entro la Collezione terza ai numeri 82-83 della sezione iconografica, Bosa ne affidò l'esecuzione al giovane figlio, allora diciassettenne: "82 Disegno a matita. Dipinse forse Gio: Bellino, copiò Francesco Bosa. Ritratto del Petrarca con cappa. Conservato nella Galleria Manfrin di Venezia. 83 Simile. Simile. Ritratto di Laura con la solita cuffietta: Esiste nella Galleria suddetta" (cfr. Rossetti 1822). Quindi le due copie del giovane Bosa, caratterizzate da un tratto fermo e da un fare alquanto scolastico, entrarono in possesso di Rossetti nel 1821/ 1822. Esse sono pure menzionate nell'Inventario ed estimo della libreria relitta dal defunto Dr. Domenico de Rossetti, redatto nel 1843 da Schubart e Merlato, ai numeri 801 e 868 della sezione iconografica petrarchesca (BCTS, PETR. Ms I 76). Una volta parte del patrimonio della Biblioteca civica, è l'Hortis (1874) a citare i due disegni, affermando erroneamente però che sono delle copie di due ritratti di Petrarca e Laura conservati in Casa Nani a Canareggio. Francesco Bosa (Venezia 1803/ 1870), figlio dello scultore Antonio Bosa, si formò nella bottega del padre. Pur non raggiungendo mai l'inventiva paterna, fu ben accolto nell'ambiente triestino, dove raggiunse una certa fama grazie a diverse commissioni sia pubbliche che private. Nel 1823 eseguì una delle quattro statue che decorano il Salone di Rappresentanza nel Palazzo della Borsa. Nella seconda metà degli anni Trenta si colloca il bassorilievo con Due angeli in ginocchio dell'altare maggiore della chiesa di Sant'Antonio Nuovo (1837), per la quale eseguì nel 1837/ 1841 sei statue di Martiri triestini da collocare in facciata. Nel 1852 modellò quattro statue per il Palazzo del barone Revoltella, ora museo civico. Diversi furono inoltre i monumenti funebri per il cimitero di Trieste, tra cui ricordo quelli di Rusconi (1828), Hoch - Kopfler (1830), Spiridione Visin (1855). Suoi disegni preparatori per diverse statue e monumenti sono conservati al Museo Correr di Venezia.
Nodari F., La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005
Rossetti D., Scritti inediti pubblicati dal Municipio di Trieste nel primo centenario della Morte, Udine 1944, 2
Hortis A., Catalogo delle opere di Francesco Petrarca esistenti nella Petrarchesca Rossettiana di Trieste. Aggiuntavi l’iconografia della medesima, Trieste 1874
Rossetti D., Raccolta di edizioni di tutte le opere del Petrarca e di Enea Silvio Piccolomini, Pio II, Venezia 1822
Urbani D., Opere d’arte relative a Francesco Petrarca che si conservano in Venezia, in Petrarca e Venezia, Venezia 1874