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La statua di Torquato Tasso coglie il poeta in atteggiamento assorto; la mano sinistra regge un volume.
La statua fu eseguita da Alfonso Canciani nel 1906 ed inserita, insieme a quelle rappresentanti Dante, Ariosto e Petrarca, nella facciata del castello edificato dal conte Giacomo Ceconi fra il 1890 e il 1908. Rispetto alle statue di Dante e di Petrarca, qui l'impianto compositivo è più mosso, perché la corte veste indossata da Tasso permette di scorge re l'articolazione degli arti inferiori. La costruzione delle masse, però, avviene in modo analogo a quanto accade nelle due statue citate: i volumi prendono corpo per mezzo di poche linee, nette ed essenziali, sulle quali la luce scivola sinuosamente, dando l'impressione di una materia dolce, sulla quale lo scalpello di Canciani non ha faticato per trarre una forma. Tali caratteristiche costituiscono la cifra stilistica dello scultore, all 'epoca ancora inserito nella Secessione Viennese (vi rimarrà fino al 1910) ; è chiaro, però, come Canciani si distingua dall'interpretazione data da quel movimento all'Art Nouveau: egli è più attento ai valori della semplic ità e dell'equilibrio, è più classico rispetto agli artisti austriaci. Se da una parte è evidente, nello scultore di Brazzano, l'adesione al raffina to linearismo dello Jugendstil, dall'altra è altrettanto evidente che i to ni della sua arte sono più smorzati, meno provocatori, vicini piuttosto a quelli dello scultore belga Constantin Meunier (da lui conosciuto a Venezi a nel 1899). Il "Petrarca" di Pielungo, insieme alle altre statue che comp ongono il complesso decorativo commissionato da Ceconi, è opera tipica del primo Novecento anche per il rapporto in esse sottinteso tra scultura e a rchitettura, che era, in quegli anni, argomento di grandi riflessioni (mol to stretto e fecondo fu il rapporto intrattenuto da Canciani con l'archite tto Max Fabiani, dell'Ufficio Provinciale Ricostruzioni ed Architettura di Gorizia, fra il 1900 e il 1922) e che sembra risolversi, a Pielungo ma an che altrove (si veda per esempio la decorazione dell'Artariahaus di Vienna , eseguita nel 1901), in un intervento "nobilitante" dell'artista, finaliz zato a "infondere bellezza alla nuda meccanicità della tecnica" (C. Maltes e, "Storia dell'Arte in Italia. 1785-1943", Torino, 1960). Anche nel caso del castello di Pielungo, infatti, architettura e scultura non procedono c ollegate organicamente: le statue dei quattro grandi letterati italiani si posano sulla facciata dell'eclettica architettura senza intrattenere con questa un legame forte; le personalità famose ritratte ad affresco nelle l unette sopra la porta e le finestre non riescono a saldare alla facciata i n modo convincente le sculture di Canciani. L'effetto finale di questa int erazione fra le sculture dell'artista di Brazzano e l'architettura pensata da Ceconi è stravagante, ma ribadisce in pieno lo spessore artistico di A lfonso Canciani. Questa serie di statue dovette suscitare grande impressio ne sul figlio del conte Giacomo, Mario Ceconi, futuro scultore.
Casadio P., Nota sul restauro delle opere d'arte commissionate dal conte Giacomo Ceconi, in Mario Ceconi di Montececon: sculture dall'ombra 1912-1970, Udine 1994
Filippuzzi A., Note biografiche sul conte Giacomo Ceconi, in As int e Cjere: il territorio dell'antica pieve d'Asio, Udine 1992