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intorno all'angolo destro: " Tino da Noale"
In alto si nota una casa contadina e un ponte sulla destra. Manca quasi del tutto il cielo, nascosto da colline rotonde. In basso si nota una chiesa, al di sopra si notano dei cacciatori in un roccolo e un contadino con due vacche. A sinistra si rappresenta un ballo popolare con tre musicisti che suonano. Quadro con cornice.
Il dipinto si inserisce nel ciclo delle "Feste campestri" eseguite tra il 1965 e il 1975, dipinti " dai toni di fiaba popolare" (Dell'Agnese, 1993, p.823) in cui Piazza ritorna al figurativo. Si tratta di "allegorie popolari" (Toniato, 1985, p. 20) in cui l'artista riproduce con gusto naive gli ambienti e la vita della campagna, le feste popolari. Le raffigurazioni di case contadine, chiese, prati sono animate da gruppi di figurine, quasi moderne macchiette. I soggetti sono dipinti attraverso la ripresa mnemonica e le favole. Nelle feste campestri forse Piazza reinterpretò in chiave personale i suggerimenti del neorealismo, in particolare quello che "recupera le arcaiche radici della cultura rurale e si riallaccia alla pittura nordica antica e moderna. (Damiani, 2001, p. 143). In particolare si possono ricordare le somiglianze con le Feste popolari e le Case dipinte dall'amico Sergio Altieri tra 1949 e 1960. Anche in Piazza infatti il "realismo si trasformava in un dettato immaginoso ed emotivo" (Damiani, 2001, p. 51). Come sottolinea Fulvio Monai nelle figurine delle "Feste campestri" emerge un gusto allusivo e ricco di umorismo e divertimento. Le figure degli amanti introducono una sensualità veneta e tiepolesca interiorizzata e carica di significati simbolici, che si ritrova anche nei piatti dipinti esposti nel 1980. Il quadro presenta elementi simili a quello schedato con il n. 11683: per esempio il contadino che conduce i buoi. La chiesa codussiana, che nel dipinto schedato al n.115683 è accanto alla casa, qui è spostata in basso a destra. I cacciatori nel roccolo sono un "unicum" nei dipinti denomina ti "Feste campestri".