L'affresco, racchiuso entro uno spazio circolare, raffigura Irene di Spilimbergo mentre ritrae Tiziano, seduto su una poltrona al centro della scena. Attorno si muovono curiosi altri personaggi secondari. L'episodio è inquadrato in una cornice architettonica classica decorata a sua volta con un affresco.
Le fonti bibliografiche (Bergamini, 1983, p.113) riferiscono che il palazzo fu ristrutturato nel 1851 dall'architetto Andrea Scala. La "Sala dei divani", ex sala da ballo, fu riprogettata proprio in questa occasione. A Giovanni Pontoni furono affidate le decorazioni con riquadrature, mentre la decorazione del tondo al centro del soffitto fu affidata a Domenico Fabris. L'opera è firmata e datata 1852. Antonio Picco nei suoi "Ricordi popolari" riferisce alcune notizie di grande interesse: l'ingegner Scala aveva partecipato ai moti veneziani del 1848 e ritornato a Udine aveva radunato attorno a sé un vero e proprio circolo di intellettuali. Pontoni e Fabris lavorano con lui sia a Palazzo Mangilli del Torso sia per il Teatro Sociale di Udine e Domenico Fabris decora anche il Teatro Armonia di Trieste di cui lui era il progettista. Picco così scrive di palazzo Mangilli: "Costruì un bel salone ottagono - nel palazzo de Marchesi Mangilli in Udine, decorato secondo la sua idea, dal pittore Giovanni Pontoni di Udine e nel cui soffitto sta il grazioso affresco del Domenico Fabris di Osoppo. Abbellano il salone anche due grandiose statue del Minisini ed il ritratto del numismatico Luigi Cigoi, dipinto a olio sulla tela dal pittore Luigi Pletti di Udine." (Picco, 1884, pp. 78-79). Irene di Spilimbergo ritrae Tiziano è l'unico affresco di Domenico Fabris a soggetto profano che sia giunto integro fino a noi. Il tema, pur nella sua declinazione locale, rientra tra i soggetti tipicamente romantici della celebrazione delle glorie della storia locale e in particolare dell'omaggio tra artisti o di personaggi storici famosi ad artisti. E' espressione del sentimento tutto romantico che rivaluta la figura dell'artista genio-creatore. Tiziano, ma anche Leonardo, Raffaello e ovviamente Michelangelo, furono spesso al centro di queste rappresentazioni. Argomenti simili furono affrontati più e più volte dalla pittura di storia del secolo XIX e da pittori quali Hayez, Podesti, Gamba, solo per citarne alcuni.
Buora M., Guida di Udine. Arte e storia tra vie e piazze, Trieste 1986
Thieme U./ Becker F., Allgemaines Lexikon der Bildenden Künstler, Leipzig 1907-1950, I-XXXVII
Picco A., Ricordi popolari dall'anno 1820 al 1866 intorno agli operai di Udine e ad altri distinti cittadini friulani, Udine 1884