Ritratto di Anna Bozzini Birti. La donna è raffigurata seduta accanto ad un tavolino sul quale è posto un cuscino in velluto rosso e su cui lei poggia il braccio destro. Indossa un abito in velluto nero con un'ampia scollatura che si abbassa sotto le spalle. L'abito è stretto in vita e segue la foggia cosidetta "a clessidra". Le maniche sono dapprima strette e poi molto ampie "a prosciutto". L'acconciatura è formata da ciocche di capelli divise da una riga prima centrale che poi si apre con due righe oblique. I capelli sono fermati dietro da uno chignon mentre ai lati scendono lunghi boccoli. Completa l'abbigliamento una parure di gioielli d'oro (collana, bracialetto e orecchini) e due anelli, uno a fascetta (fede nuziale ?) e uno con piccole perle. La collana a doppia maglia è stretta al centro da una placchetta a cui si aggancia una croce. A chiusura della catena vi è un altro elemento con elementi decorativi floreali. Il fondo del dipinto è di colore neutro sui toni del verde.
Ritratta a mezza figura, con il busto e il volto leggermente voltati a sinistra e il braccio appoggiato ad un cuscino, la protagonista di questo dipinto ci osserva con l’ingenuità dei suoi grandi occhi scuri e accenna un timido sorriso. Per mettere in risalto la freschezza del suo roseo incarnato, il pittore ha fatto scendere su di lei un intenso fascio di luce, simile a quello di un riflettore su una quinta teatrale, che, oltre a far balzare in primo piano la figura dall’ombra dello sfondo, accentua il contrasto con il nero dei capelli e dell’abito in raso, ulteriore saggio del suo virtuosismo nella resa dei materiali e dei riflessi. L’impostazione dell’opera, nonché l’abito e l’acconciatura, sono estremamente vicini al Ritratto d’ignota con il boa di pelliccia, verosimilmente coevo. La giovane effigiata è Anna Bozzini Birti, non Adele, com’è stata finora chiamata a causa di un errore di Giovanni Cossar, redattore nel 1934 dell’inventario dei Musei Provinciali di Gorizia. A questi ultimi il ritratto era stato ceduto, con quello del marito Gustavo, nel 1932 da Adele Birti, figlia della coppia. La datazione del dipinto, per la quale Marini propose la seconda metà degli anni cinquanta, ritenendo che l’opera fosse stata eseguita dopo il rientro di Tominz a Gorizia (cfr. Marini, 1952, p.64), è stata recentemente rivista da Maddalena Malni Pascoletti, che ha riconosciuto nella fattura dei gioielli i caratteri tipici della produzione artigianale di fine anni trenta. (cfr. Aureo Ottocento, 1989, p. 91). L’osservazione dell’acconciatura e dell’abito e i dati biografici di Anna Bozzini Birti hanno confermato l’anticipazione dell’opera ai primi anni quaranta. Anna, infatti, che nel ritratto dimostra circa vent’anni, era nata a Trieste nel 1820 e nel ’40 aveva sposato il vedovo trentatreenne Gustavo Birti. La storia della sua famiglia d’origine a Trieste iniziò nel 1726, quando Francesco Maria Bozzini, giunto da Finale Ligure (Savona), vi fondò una fabbrica di cordaggi. L'attività venne consolidata prima dai figli Giuseppe (1723 - 1776) e Tommaso (1725 - 1765) – che intorno al 1760 aprì una bottega al minuto di corde e spaghi in Piazza Grande, al pianterreno della Locanda Grande - e, successivamente dal nipote Andrea Bozzini, che nel 1805 fece erigere una fabbrica di funi e gomene lungo il passaggio del Lazzaretto Nuovo, nell'area dell’attuale Stazione centrale. Grazie alla fiorente industria marittima la famiglia si arricchì notevolmente: acquistò numerosi stabili in città e aprì anche una veleria. Nel 1866 Alfredo Bozzini, trasferendosi da Trieste a Gorizia, diede vita al ramo goriziano della famiglia. Anna Bozzini rimase a Trieste almeno fino alla morte del marito, titolare di due pese pubbliche. Quando questa sopraggiunse, nel 1882, ereditò, tra le altre cose, anche i due ritratti di Tomiz. Nelle sue disposizioni testamentarie, infatti, Gustavo Birti scrisse “nomino la diletta mia consorte Anna erede di tutti i mobili di casa, argenteria, biancheria, orologi d’ogni genere, quadri, in fine ogni suppellettile a titolo di memoria ed ometto espressamente di far menzione delle gioie perché le stesse erano e sono di sua esclusiva proprietà.” (testamento conservato all’Archivio di Stato di Trieste, Tribunale Commerciale e Marittimo, b. 1212, anno 1882). Tre anni più tardi, nel 1885, venuta a mancare anche Anna, le opere passarono alla figlia Adele. (Notizie relative alla famiglia Bozzini si trovano in: Girolamo Agapito, Descrizione storico-pittorica della fedelissima città e portofranco di Trieste, Trieste, Libreria Internazionale "Italo Svevo", Trieste, 1972, p.166; L. de Jenner, Genealogie triestine, manoscritto, Archivio diplomatico di Trieste, vol.IV, parte II e E. Generini, Trieste antica e moderna, Libreria internazionale "Italo Svevo", Trieste, 1968, p. 464. Si ringrazia, inoltre, la prof.ssa Maria Luisa Bozzini La Stella per le notizie gentilmente riferite). (BRESSAN 2007, p. 112)
Bressan N., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Jožef Tominc, Jožef Tominc. Fiziognomja slike, Lubiana 2002
Giuseppe Tominz, Giuseppe Tominz. L'arte delle virtù borghesi. Guida alla mostra, Trieste 2002
Ottocento frontiera, Ottocento di frontiera. Gorizia 1780-1850. Arte e cultura, Milano 1995
Malni Pascoletti M., Aureo Ottocento. La collezione di gioielli dei Musei Provinciali di Gorizia, Udine 1989
Jožef Tominc, Jožef Tominc, Lubiana 1967
Marini R., Giuseppe Tominz, Venezia 1952, passim