Loth è raffigurato seduto all'interno di una caverna, al riparo di una tenda verde tesa fra le rocce, con un'anfora fra le mani. Accanto a lui compaiono le due due figlie, l'una seduta ai suoi piedi, l'altra alle sue spalle. Quest'ultima indica al padre la città di Sodoma, che appare in lontananza.
L'attribuzione di quest'opera e di altri tre dipinti - Rebecca al pozzo, Il ritrovamento di Mosè e Mosè salvato dalle acque - parimenti conservati al Museo carnico (inv. nn. 1980-1982, cfr. OA 17662 - NCTN 00154568, OA 17664 - NTCN 00154569, OA 17667 - NTCN 00154572), si deve ad Aldo Rizzi (1963). Nel 1975, Franco Quai osservava come il soggetto raffigurato in questo dipinto non fosse raro, "soprattutto nella pittura postrinascimentale. Il dipinto ricorda l'opera di analogo soggetto dipinto da Nicola Grassi" (cfr. scheda cartacea OA 8378). Secondo Giuliana Pugnetti, Loth e le figlie e Rebecca al pozzo "sono collocabili prima del 1765; infatti è ancora riscontrabile lo stile grassiano in tutte le tre tele. Forti sono infatti le analogie presenti tra le due tele dipinte dallo Schiavi [...] e le corrispondenti opere del Grassi conservate, rispettivamente, presso i Civici Musei di Udine e il Museo di Ascoli Piceno" (cfr. Pugnetti, 2003, p. 85).
Pugnetti G., Schede, in Mistrùts. Piccoli maestri del Settecento carnico, Udine 2006
Cargnelutti R., Appunti per una storia del ritratto pittorico in Carnia. Opere dal XVI al XVIII secolo, in Nicola Grassi Ritrattista, Tolmezzo (UD) 2005
Pugnetti G., Antonio Schiavi, pittore carnico, in Udine. Bollettino delle Civiche Istituzioni Culturali, Udine 2003, n. 7-8, 2001-2002, s. III
Prima Mostra, Prima Mostra del Restauro, Udine 1963