Giuseppe venduto dai fratelli, dipinto, Paroli Antonio, XVIII

Oggetto
dipinto
Soggetto
Giuseppe venduto dai fratelli
Autore
Paroli Antonio (1688/ 1768)
Cronologia
1750 ca.
Misure
cm - altezza 104, larghezza 118
Codice scheda
OA_7717
Collocazione
Gorizia (GO)
Musei Provinciali di Borgo Castello
Musei Provinciali. Museo della moda e delle arti applicate

La scena vede in primo piano a sinistra un uomo glabro con veste a righe azzurre e bianche, manto rosa antico e con il capo coperto da una cuffietta dello stesso colore. Questi, il mercante, porge con la mano destra una moneta d'oro al personaggio di fronte, un uomo anziano con la barba e i capelli canuti che ha già nella mano destra alcune monete d'oro. Questi indossa una veste bianca e un manto beige. In mezzo ai due personaggi, in posizione leggermente arretrata , è dipinto un uomo frontalmente, con la barba e i capelli scuri che indossa una veste verde e un manto ocra. Con la mano sinistra sorregge un lungo bastone. Sotto di lui è dipinto un cane, di cui si scorge la testa. Accanto all'uomo anziano è raffigurato il piccolo Giuseppe a torso nudo con le mani legate da una corda. A destra sono raffigurati altri due personaggi: un uomo anziano con barba e capelli canuti con lo sguardo rivolto verso il riguardante e un uomo giovane di profilo con veste azzurra che sorregge un bastone. Sullo sfondo, in secondo piano, a destra sono dipinti degli alberi e verso sinistra un cavallo bianco tenuto per le redini da un moretto. Il cielo è azzurro.

Queste due tele [vd. inv. 361/06] fanno parte di una suite di cinque raffiguranti la Storia di Giuseppe l’ebreo (Genesi 37-47; gli altri dipinti della serie rappresentano Giacobbe riconosce la veste insanguinata di Giuseppe; Giuseppe interpreta i sogni del faraone; La coppa d’argento nel sacco di Beniamino), cui si unisce un sesto dipinto che rappresenta l’episodio della Partenza di Rebecca. Il ciclo proviene dall’Istituto Provinciale per sordomuti di Gorizia e fu “scoperto” da Giovanni Cossar che, riconoscendo la mano di Antonio Paroli, lo acquisì per il Museo della Redenzione nel 1921. Ferdinand Šerbelj (1996, p. 87 e 93) sottolineava la singolarità del ciclo osservando che né in Slovenia, né in Friuli esistono esempi legati a questa tematica. Considerando poi l’estraneità dell’episodio della partenza di Rebecca, lo studioso ipotizzava l’esistenza di un ciclo più ampio in cui venivano sviluppati più episodi veterotestamentari. Nel 1948 Ranieri Mario Cossar pubblicava (Storia dell’arte e dell’artigianato a Gorizia, Pordenone 1948, p. 223) l’atto di morte di Antonio Paroli tratto dal libro parrocchiale dei Santi Ilario e Taziano “Die 13. Febr. 1768. Antonius Paroli anno: 80 usu rationis destituit Sacramento extrema unctionis praemunitus objit in Domino et sepultus est in Coemeterio Braida Vaccana” che consentiva di fissare l’anno di nascita dell’artista al 1688. Nonostante gli studi e gli approfondimenti sull’opera dell’artista condotti nell’ultimo decennio – in particolare quelli di Ferinand Šerbelj (1994; 1996; 2002) – non si hanno notizie circa la formazione e l’attività giovanile di Paroli, la cui presenza a Venezia nel 1718 sembra confermata da Gianantonio Moschini (Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, II, 1, p. 32; II, 2; p. 614) che ricordava due dipinti di “Parolo Antonio” raffiguranti la Moltiplicazione dei pani e dei pesci e la nella soppressa chiesa veneziana di Santa Maria della Misericordia. Agli inizi degli anni trenta l’artista ritornò a Gorizia e aprì bottega in casa Tomada nel quartiere dei Macelli (l’odierna via Morelli), lavorando per committenti cittadini e del Goriziano con continuità e fino ad età avanzata. Perdute le opere del periodo forse trascorso a Venezia, l’attività dell’artista è documentabile solo nella fase della maturità, ossia quando Paroli aveva superato la quarantina. Punto fermo della cronologia dei dipinti di questi anni è la pala per la chiesa di Santa Maria Annunziata di Romans d’Isonzo, raffigurante San Pietro tra i santi Valentino, Osvaldo e Giovanni Nepomuceno, firmata e datata 1737, cui, per ragioni stilistiche, possono essere avvicinati numerosi dipinti eseguiti per chiese dell’Isontino, della valle del Vipacco e del Carso goriziano. Al 1744 risale la monumentale composizione Gli Dei dell’Olimpo, commissionata da Sigismondo Attems – Petzenstein per la decorazione del soffitto del suo palazzo di città (realizzato su progetto di Nicolò Pacassi) inaugurato nel 1745. Nel 1752 Paroli eseguì dodici dipinti per gli stalli dei canonici nel coro del Duomo di Gorizia; agli anni Cinquanta vanno ascritti anche la maggior parte delle opere dei Musei Provinciali (Sant’Ilario e S. Taziano patroni di Gorizia, Ciclo di storie di Giuseppe l’ebreo in Egitto, Scene storiche), la Via Crucis della chiesa di San Rocco (Gorizia), i tre monumentali dipinti raffiguranti le Leggende di San Giovanni di Dio (Gorizia, Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli). Operoso fino alla fine dei suoi giorni, Antonio Paroli nel 1767 portò a compimento un’ultima grande impresa realizzando la tela soffittuale con L’elemosina di San Carlo Borromeo per la navata della chiesa del Seminario teologico di Gorizia. L’artista si spense, all’età di ottant’anni, il 13 febbraio del 1768 e fu sepolto nel camposanto di Braida Vaccana presso la chiesa di Sant’Antonio. (DEL NERI 2007, p. 62). L'opera entra nella collezione del museo attraverso un ritrovamento fortuito. Nella scheda cartacea del 1975 conservata nell'archivio del Centro regionale è riportato che il dipinto è stato recuperato nell'Istituto Sordomuti di Gorizia, il 29 aprile 1921.

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BIBLIOGRAFIA

Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007

Šerbelj F., Antonio Paroli, Ljubljana/ Gorizia/ Nova Gorica 1996

Malni Pascoletti M., Il Seicento ed il Settecento nel Goriziano, in Enciclopedia Monografica del Friuli-Venezia Giulia, Udine 1980, III/ 3

Tavano S., Il castello di Gorizia e il suo borgo, Trieste 1978

Malni Pascoletti M., La pinacoteca di Palazzo Attems, in Studi Goriziani, Gorizia 1977, XLV

Tavano S., Per lo studio di Antonio Paroli, in Arte in Friuli Arte a Trieste, Udine 1975, n. 1

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