base della Madonna con Bambino: FO FATO MARCH.DO SOTO [...] L DE MASERI [...] M TOVI [...] ES (C)HAMARO SOTO DE LUI CHOMPI
L'ancona si compone di due ordini sovrapposti con cinque nicchie ciascuno; poggia su un alto zoccolo e si conclude in alto con una cimasa centrale. Nel primo registro sono collocate, a partire da sinistra, le statue di San Pietro, San Giovanni battista, Madonna con Bambino, San Paolo e San Giacomo il maggiore. Le nicchie del secondo ordine ospitano San Michele arcangelo, San Sebastiano, Santo Stefano, titolare della chiesa, San Rocco e San Martino dona parte del mantello al povero. La cimasa accoglie il gruppo dell'Incoronazione di Maria Vergine ed è affiancata da due sante, Lucia a sinistra e un personaggio non identificato a destra, mentre alle estremità lati si dispongono le figure dell'Annunciazione (a sinistra la Madonna, a destra l'arcangelo Gabriele. L'architettura presenta una struttura e una decorazione chiaramente rinascimentali: le cornici e la predella (che a seguito del restauro è stata ricostruita secondo il volume originario) sono decorate con eleganti motivi a volute realizzate a pastiglia. mentre l'interno delle nicchie è impreziosito da una decorazione a pressbrokat (broccato impresso).
L’opera è concordemente attribuita a Giovanni di Martino da Tolmezzo, meglio noto come Giovanni Martini, benché non sia firmata e manchino sicuri riscontri documentari. L’artista, formatosi come intagliatore nella bottega udinese dello zio Domenico da Tolmezzo, in ambito pittorico fu verosimilmente allievo nella bottega veneziana dei Vivarini. Alla morte dello zio ne ereditò la bottega e la clientela divenendo il protagonista della scultura e dell’altaristica lignea friulana del XVI secolo. L’ancona di Remanzacco rivela tratti stilistici inequivocabilmente riferibili alla produzione del migliore Giovanni Martini e va collocata tra 1510 e 1515, data la prossimità con la pala di Prodolone. Bergamini (1980, p. 180) reputa la pala in esame una delle realizzazioni più alte e mature della produzione di Giovanni; per Rizzi (1983, p. 134) “la modellazione dei personaggi, caratterizzati individualmente e quindi lontani dalla stereotipia di Domenico, insieme con il rigore classico della trama architettonica, annunciano già il capolavoro di Mortegliano”. La spartizione di tipo vitruviano, che risponde al gusto e allo stile dei Lombardo, di Codussi e, in generale, dei lapicidi lombardi presenti in Friuli, porta l’arte del maestro in pieno clima rinascimentale permettendogli di superare le reminiscenze gotiche ancora presenti nelle strutture di Domenico da Tolmezzo e Antonio Tironi. Giuseppina e Teresa Perusini (1983, pp. 28-35) hanno analizzato e studiato al tecnica del pressbrokat che imita i tessuti broccati veneziani e toscani ampiamente diffusi ed esportati oltralpe nella seconda metà del XV secolo. L’anatomia delle figure trova i suoi riferimenti nelle immagini dei Vivarini; i panneggi, derivati da Domenico, sono tuttavia ammorbiditi e presentano un intaglio più rotondo e sensibile; i volti, infine, sono ampi e contraddistinti da mascelle spesso squadrate e da grandi occhi a mandorla malinconici.
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