Quadrato di acciaio lavorato con la fresa ruotato di 45° e composto da quattro lamine quadrate, tagliate a metà da una diagonale. Questa genera otto triangoli isosceli, dal cui angolo di 90° si dipartono dei solchi semicircolari.
Getulio Alviani è l’indiscusso protagonista dell’Arte Programmata fra gli anni Sessanta e Settanta, grazie anche al sostegno critico e teorico di Giulio Carlo Argan. Le sue superfici a testura vibratile, realizzate nel 1960, si imposero subito all’attenzione per il trattamento dei piani in alluminio ed acciaio che danno vita a immagini cangianti a seconda della rifrazione della luce. Esse creano l’illusione di forme che cambiano in continuazione, in base all’angolo da cui si guarda come nel caso dell’opera di Casa Cavazzini, realizzata unicamente con la fresatrice elettrica. Qui Alviani è riuscito, in base all’effetto mutevole della superficie, a creare delle forme apparenti di triangoli, cerchi e quadrati rinnovando le forme basiche dell’astrattismo geometrico.
Rubino G., Getulio Alviani, in Casa Cavazzini - Le collezioni del Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Udine, Udine 2018
Gransinigh V., Casa Cavazzini. Guida al museo d'arte contemporanea, Udine 2017
Reale I., Galleria d'Arte Moderna di Udine. Guide Artistiche Electa, Milano 1997
Acquisizioni 1975-1980, Acquisizioni 1975-1980, Udine 1980