L'opera è costituita da una castello di sabbia a quattro torri chiuso in una teca di ferro e cristallo. Si tratta degli stessi manufatti realizzati dai bambini sulla spiaggia e che l’autore ripropone utilizzando la sabbia e non la creta, materiale generalmente usato per la scultura. In questo modo l'autore cerca di suscitare nell'osservatore le sensazioni piacevoli e creative del periodo infantile. La struttura della fragile costruzione dalle linee morbide contrasta con la teca nella quale viene conservata, una struttura "protettiva" in ferro e cristallo che la rende perenna.
Attento al concetto di mutevolezza e instabilità delle cose, Carlo Bach realizza opere che sono soprattutto frutto di intuizione a cui fa seguito un momento razionale, fase obbligatoria per l’esecuzione rigorosa del lavoro. Raramente intitolati, spesso i lavori nascono dalla riutilizzazione di oggetti semplici e abbandonati che, dopo la manipolazione, acquistano un nuovo significato. In altri casi, come ad esempio in Castelli di sabbia, vengono preferiti materiali semplici, come sabbia, vetro o ferro che permettono all’artista di riflettere soprattutto sulle sensazioni che questi suscitano. Inoltre, gli studi scientifici compiuti dall’artista e la conoscenza delle leggi chimico-fisiche gli permettono un rapporto più diretto ed intenso con i materiali utilizzati, non a caso lasciati sempre allo stato naturale senza l’uso di colore. [Coslovich 2005]
Coslovich B., Schede, in Museo Revoltella Trieste. La donazione Kurländer, Trieste 2005
Carlo Bach, Carlo Bach. Strada facendo..., Trieste 1998