Il Museo petrarchesco piccolomineo è stato istituito nel 2003 allo scopo di valorizzare la ricca collezione donata nel 1842 dall’erudito e bibliofilo conte Domenico Rossetti de Scander (1774-1842) alla Biblioteca Civica Attilio Hortis. Egli, spinto dall’interesse per lo studio di Francesco Petrarca e per l’umanista Enea Silvio Piccolomini, noto come papa Pio II e vescovo di Trieste dal 1447 al 1450, ammirati per le loro virtù civiche e per i meriti letterari, raccolse materiale bibliografico, archivistico ed artistico. Il fondo petrarchesco della biblioteca Hortis per numero di manoscritti e di edizioni conservate è il più ricco ed interessante d’Italia, secondo solo alla collezione della Cornell University Library di Ithaca (N.Y.), mentre il fondo piccolomineo consta di preziosi codici miniati, raccolte di documenti diplomatici e papali. A questo materiale si aggiunge anche una cospicua raccolta d’arte, collezionata su preciso progetto del conte Rossetti, che intese affiancare ai documenti letterari anche testimonianze iconografiche sulla fortuna di Francesco Petrarca ed Enea Piccolomini, acquistando disegni, stampe, dipinti, miniature, medaglie e rilievi, opere di varia provenienza databili dal Quattrocento all’Ottocento.
Ed proprio sulla sezione iconografica, che si è concentrata l’attività del Centro regionale a partire dal 1997. A quest’anno infatti risale il primo progetto di catalogazione che aveva preso in considerazione una selezione di opere d’arte e di stampe, al quale tra il 1999 e il 2009 si sono aggiunti altri tre progetti catalografici, che hanno consentito di schedare buona parte del patrimonio artistico per un totale di circa 700 schede, suddivise tra schede D – Disegni, OA – Opere d’arte, O – Oreficeria, S – Stampe e NU - Numismatica. Le schede risultano particolarmente analitiche e descrittive del bene, grazie a nuovi studi e pubblicazioni, che si sono succeduti negli anni e alla collaborazione della Responsabile della biblioteca. Le schede infatti ripropongono nelle sezioni “Fonti e Documenti di riferimento” il materiale bibliografico ed archivistico utilizzato per lo studio e l’analisi dell’opera, offrono interessanti ed esaustive notizie storico-critiche e riportano le varie iscrizioni e stemmi presenti sull’opera. Questa parte descrittiva trova poi risalto nella documentazione fotografica allegata, in parte realizzata a cura del fotografo del Centro regionale, che indaga non solo l’insieme ma anche diversi dettagli. Tra le opere quattrocentesche si citano le due coppie di fronte di cassone di artista toscano e il rilievo marmoreo di Mino da Fiesole, entrambe della seconda metà del XV secolo. Di particolare pregio risulta il corpus di 120 disegni preparatori di artisti veneti del Settecento per le Rime di Petrarca edite a Venezia da Antonio Zatta nel 1756, oggetto di una specifica pubblicazione, "Le Rime del Petrarca. Un'edizione illustrata del Settecento (Venezia, Antonio Zatta, 1756)", di Alessandro Giacomello e Francesca Nodari, 2003.
Collezioni Museo Petrarchesco Piccolomineo, Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005
Giacomello A./ Nodari F., Le Rime del Petrarca: un'edizione illustrata del Settecento (Venezia, Antonio Zatta, 1756), Gorizia 2003