Il Museo documentario della città è il luogo di raccolta, tutela e conservazione della storia cittadina. Collocato in un'ala di Palazzo Torriani, attuale municipio di Gradisca d’Isonzo, il Museo espone un notevole patrimonio storico-documentario ed artistico che consente di ripercorrere le vicende e l’evoluzione di Gradisca e del suo territorio, dalle prime testimonianze del periodo romano e medievale alla fondazione della fortezza da parte della Repubblica di Venezia nel tardo Quattrocento, dalle testimonianze del successivo governo asburgico al periodo del dominio della famiglia stiriana degli Eggenberg (secc. XVII-XVIII), quando Gradisca, elevata a Contea principesca, conobbe il suo massimo splendore economico, politico, civile ed artistico. Le opere esposte afferiscono a diverse categorie di beni, da testimonianze archeologiche e storiche come frammenti lapidei e fittili, vasetti di vetro, lame, armi medievali e rinascimentali e monete, ad altre prettamente artistiche come le tele sei-settecentesche e gli affreschi barocchi, che ornavano il Duomo dei Santi Pietro e Paolo. Nello stesso edificio è ubicata anche la Galleria regionale d'arte contemporanea "Luigi Spazzapan".
Fin dai primi anni di attività il Centro regionale di catalogazione appuntò la sua attenzione sul patrimonio di questa significativa realtà museale. Sono stati infatti oggetto di studio i reperti archeologici esposti al Museo. In particolare, nel 1976 furono catalogate con la scheda OA – Opera d’arte le lapidi con stemmi ed epigrafi e i rilievi, soprattutto di epoca rinascimentale, testimonianza delle diverse dominazioni. Si tratta soprattutto di lastre tombali che recano stemmi nobiliari, tra i quali si segnalano il frammento in marmo, proveniente dal mausoleo di Francesco Ulderico della Torre, ma anche l’unità di misura "pesenale gradiscano", in pietra, e il frammento di un lavabo in pietra scolpita proveniente da una sinagoga.
Nel 1982 è stato attuato un progetto specifico che ha riguardato la catalogazione di circa un centinaio di frammenti ceramici, parti di recipienti e piatti, affidato allo studioso che nello stesso periodo era impegnato anche nell’attività di scavo e ritrovamento. Il processo di conoscenza e catalogazione ha consentito di produrre 101 schede RA – Reperti archeologici, facendo emergere come i pezzi più antichi risalgano al sec. XII, mentre la maggior parte può essere riferita ai secoli XVI e XVII. Notevoli sono i variegati motivi decorativi, ottenuti lavorando al tornio la terracotta, in seguito incisa, invetriata e graffiata.
Corbellini R., Gradisca d'Isonzo. Il Museo Documentario della Città, Gorizia 1988