Il territorio di riferimento dell'Ecomuseo si sviluppa nella parte meridionale della regione, ed è l'unico che comprende al suo interno insediamenti urbani di significato. L'Ecomuseo nasce nel 2012 per precisa volontà del Consorzio Culturale del monfalconese che, forte della sua pluriennale attività sul territorio, decide di avviare il riconoscimento ad ecomuseo per promuovere progetti specifici. L'istituzione ecomuseale rimane quindi all'interno dell'ente, ne fa parte integrante e si occupa di seguire e promuovere quei progetti che riguardano nello specifico tematiche più prossime ai suoi ambiti di interesse. Due gli assi d'azione principale attorno ai quali si organizza il lavoro dell'Ecomuseo: l'Archivio della memoria con un corpus importante di interviste e fotografie storiche; il lavoro di indagine storica ed antropologica sul quartiere operaio di Panzano, ai margini della città di Monfalcone. Questo quartiere legato da sempre all'attività della cantieristica navale, nello specifico a quella della Fincantieri, è stato al centro di numerose attività di patrimonializzazione: dall'ampia raccolta e documentazione di memorie e testimonianze; alla realizzazione di una mappa di comunità con la sperimentazione di itinerari patrimoniali; fino a diverse esperienze espositive.
Dalla fine degli anni Settanta il Consorzio Culturale si impegna in una significativa azione di ricerca, raccolta e conservazione dei documenti relativi alla storia del territorio del monfalconese: documenti, pubblicazioni, diari, lettere, testimonianze audio o videoregistrate, vecchi filmati amatoriali, oggetti. L'Archivio è fruibile on-line.
Tra il 2016 e il 2018 l'ecomuseo ha promosso campagne di ricerca sulla cultura immateriale del territorio finalizzate alla documentazione e schedatura dei saperi tradizionali. In particolare l'ecomuseo ha lavorato sulle pratiche di pesca e le preparazioni caratterizzanti la cultura alimentare locale.