Tomba in dolio. Il cinerario era stato posto in una fossa rivestita da lastrine di pietra e colmata nella porzione inferiore da una parte della terra di rogo. Nella fossa erano stati sistemati l'ascia, la punta di lancia, la màchaira, il morso di cavallo e la tazzina. All'interno dell'urna, verso la sua imboccatura, si trovava un frammento di lamina bronzea. Verso il fondo del vaso, mescolati con la terra di rogo, vi erano lo spillone e l'anello di bronzo. A vari livelli sono stati recuperati diversi frammenti del manufatto in osso, presumibilmente la punta del fodero della màchaira.
Tomba maschile che accoglie i resti di un individuo di alto rango. Il morso equino, l'unico rinvenuto tra le sepolture di VII-VI sec. a.C. di Pozzuolo, e la màchaira, spada tipicamente usata nel combattimento a cavallo e poco diffusa tra gli armati della necropoli, permettono di identificarlo come cavaliere. La màchaira, diffusa nella Carniola interna, in Istria e nel Piceno, testimonia la stretta connessione che tra il VII e il VI a.C. esiste tra il Friuli, l'ambito halstattiano e quello medio-adriatico.