angolo inferiore destro: N.° 146
Il Petrarca è colto a mezzo busto di profilo destro, con cappa e laurea secondo l'iconografia laurenziana.
Come si viene a sapere da un appunto manoscritto di Domenico Rossetti datato Siena 16 agosto 1822 e conservato al Museo petrarchesco piccolomineo (Ms Petr I 97), durante il suo breve soggiorno nella città toscana egli venne in contatto con Luigi de Angelis (1758-1832), bibliotecario della Biblioteca pubblica di Siena dal 1810 al 1832. Il de Angelis gli riferì che un certo Signor Pecci allora dimorante in città possedeva due ritratti di Petrarca e di Laura e che l'avrebbe messo in contatto con lui per vedere se era possibile acquistare i due dipinti o trarne una copia. Dal manoscritto si viene inoltre a sapere che Rossetti riuscì ad ottenere solo una copia dei due dipinti: "Il Prof. Bibliot. Luigi de Angelis mi dice che un certo Sig. Pecci senese allorchè stava a Milano possedeva un quadro in due tavole unite coi ritratti di Laura e di Petrarca, ch'egli tenevasi assai cari, e molto raccomandò ai suoi; e che ritornata la sua famiglia a Siena, questo quadro qui venne, e qui attualmente si conserva. Mi promise poi di farmelo vedere, sia per acquistarlo, sia per farne fare la copia. [...] Il possessore dei suddetti due ritratti uniti è il Sig. ... Egli non lo vende; ma ne avrò la copia. Questi ritratti si conformano a quelli che ho della scuola di Leonardo; la Laura però vi ha dei tratti delicati di amabilità" (Ms Petr I 97). Quest'ultima osservazione di Rossetti ci fa capire che lui si riferisce ai due ritratti di Petrarca e Laura oggi al Museo petrarchesco (inv. Ic. 348-349, cfr. schede OA 51416-51417 e Nodari 2005), che acquisì prima del 1822 come opera della bottega di Leonardo, ma che in realtà sono da attribuire ad un Anonimo attivo nei primi decenni dell'Ottocento. Il disegno in esame e il suo pendant (inv. Ic. 324, scheda D 4644) sono da riconoscere proprio nei due disegni di copia fatti fare dai ritratti di collezione Pecci a Siena, poichè sono in effetti molto affini ai due succitati dipinti oggi in Museo petrarchesco (inv. 348-349). Il disegno, caratterizzato dal tratto morbido e granuloso tipico del carboncino e da una resa attenta del dato naturale, è forse da riconoscere nel n. 796 dell'Inventario e estimo della Libreria relitta dal defunto Dr. Domenico de Rossetti, redatto da Giovanni Enrico Schubart e da Gaetano Merlato nel 1842-1843 (PETR. Ms I 76) dove si legge: "796. Disegni [sic] a matita nera. Petrarca colla cappa e laurea". Il condizionale è d'obbligo perchè il n. 796 potrebbe riferirsi anche ai disegni di inv. 316 e 320 (cfr. schede D 4632-4633), dato che spesso nell'Inventario Schubart e Merlato danno una definizione alquanto generica delle opere (sulla poca accuratezza nelle descrizioni della sezione iconografica nell'Inventario cfr. Nodari 2005). Il disegno presenta la numerazione rossettiana "N.° 146" perciò deve essere entrato a far parte della collezione di Rossetti poco dopo il giugno 1824, poichè in una lettera allo stampatore Nicolò Bettoni del 21 giugno 1824 asserisce di possedere "140 articoli spettanti alla petrarchesca iconografia" (cfr. Nodari 2005).
Nodari F., La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005