La composizione è dominata da una forma triangolare di un blu intenso e si estende diagonalmente dalla parte inferiore destra verso la parte superiore sinistra del quadro. Il bordo è sfumato e questo crea un effetto di transizione graduale tra il colore blu e lo sfondo bianco.
L'opera, entrata nelle collezioni dell'Università di Trieste in occasione del Centenario, è stata donata dall'artista ed esposta alla mostra “1924-2024. Un secolo di storia dell’Università degli Studi di Trieste. Immagini e documenti” allestita al Castello di San Giusto. Il lavoro di Devidè è caratterizzato da una ricerca costante e innovativa, alla quale unisce una grande sensibilità per il colore, che viene concepito non solo come qualcosa che si vede, ma anche come una sostanza fisica; l'artista lo vive in modo semplice e primordiale, considerandolo un mistero affascinante. Questo dimostra la sua profonda fede nella pittura: si rifugia in essa perché i colori sono la ragione principale della sua arte. Nonostante la sua specializzazione nella grafica, Devidè ha sempre preferito il colorismo puro, trasformando le immagini in astrazioni emozionali. Questa astrazione lirica trova antiche origini fino ad arrivare a Kandinsky e Devidè continua a esplorare le sue infinite possibilità attraverso la pittura.