Noi usiamo i cookies
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Le informazioni raccolte attraverso i cookies di tracciamento e performance non identificano alcun visitatore individuale. Se vuoi aiutarci a garantire un servizio migliore premi il pulsante [Accetta], altrimenti scegli [Rifiuta]. Per maggiori informazioni leggi l'informativa estesa sull'uso dei cookie.
Il disegno presenta, introdotto da una cornice naturale composta da basse piante e arbusti, un’ampia veduta della campagna romana. Nella piana si scorgono le rovine di un acquedotto romano, crollato in diversi punti, e altre architetture, tra cui una torre. Sullo sfondo si intravede una città edificata sulla sommità di un colle. In lontananza si colgono le cime dei monti Tiburtini.
Pietro Nobile è solito, utilizzando le peculiarità del "paesaggio classico", utilizzare nel primo piano una quinta naturale, qui composta da basse piante e arbusti, a suggerire una sorta di ingresso visivo che incornici e introduca il paesaggio. In questo foglio, l’autore indaga uno scorcio abituale nella campagna romana, in cui le rovine, in questo caso un acquedotto, si mescolano a testimonianze architettoniche più recenti. Ciò crea una narrazione visiva che attraversa diverse epoche storiche, fornendo uno sguardo su come il paesaggio e la civiltà si sono evoluti nel corso del tempo. Le cime dei monti Tiburtini sullo sfondo aggiungono profondità e una sensazione di vastità alla scena, contribuendo a situare il disegno in un contesto geografico più ampio. La vista panoramica della campagna romana, con la città, le rovine e i monti, offre una rappresentazione completa e suggestiva di questa regione.
Pavan G., Pietro Nobile. Architetto (1776-1854). Studi e documenti, Gorizia 1998