in basso al centro: Françoise Constantin fecit
in basso (quasi del tutto illeggibile): Copie faite daprés les portraits qui étoient dans le chateau de Vaucluse depuis un grand/ nombre d'années, actuellement dans le Cabinet de Mr. de Saint Vincent président de la Cour Royale/ Mr de Saint Vincent son père président au parlement de province les avoit acquis en 1790 par/ l'entremise de M. Calvet Medecin d'Avignon et savant antiquaire
in basso al centro lungo il margine inferiore: N.° 4
nell'angolo inferiore destro: N.° 168
Non sono per ora emersi documenti che attestino se il disegno in esame abbia fatto o meno parte del legato Rossetti. Non sembra infatti citato nell'Inventario e estimo della Libreria relitta dal defunto Dr. Domenico de Rossetti, redatto da Giovanni Enrico Schubart e da Gaetano Merlato nel 1842-1843 (PETR. Ms I 76) che, come è noto, menziona la sezione iconografica petrarchesca, spesso però in modo impreciso (cfr. Nodari 2005), ma si sa per certo che nel 1874 faceva parte della raccolta petrarchesca, ormai già da trent'anni in Biblioteca Civica, poichè lo cita l'Hortis nel suo catalogo relativo appunto a questa sezione. L'Hortis nel menzionare brevemente il foglio riporta la firma in calce e la scritta in matita sotto al disegno, oggi quasi del tutto illeggibile. In tal modo si viene a sapere che il foglio copia due ritratti di Petrarca e Laura che, al tempo in cui la Constantin lo eseguì, erano conservati nella collezione di Monsieur de Saint Vincent ad Avignone, presidente della Corte Reale. Il de Saint Vincent li aveva ereditati dal padre, che li aveva a sua volta acquistati nel 1790, grazie all'aiuto di Esprit Calvet (1728-1810), famoso medico avignonese grande collezionista di opere d'arte, che donò alla città natale la sua collezione, ora visibile nel Musée Calvet. Françoise Constantin, probabilmente la più giovane figlia del noto paesaggista Jean Antoine Costantin, seguì le orme del padre come i due fratelli maggiori Joseph Sébastien (1793-1864) e Aglaé Rose Joséphine (1804-1875): ipotizzando che abbia iniziato la sua attività negli anni venti dell'Ottocento, il disegno in esame va datato grossomodo post 1825 ca ma sicuramente ante 1874, quando la sua presenza è documentata nella raccolta petrarchesca dall'Hortis. Sotto il profilo iconografico il ritratto di Laura, colta di profilo destro con un fiore nella mano sinistra e la destra appoggiata su una mela, riflette quello inciso da un ignoto incisore padovano per la seconda edizione del "Petrarcha redivivus" di Giacomo Filippo Tommasini, edito a Padova da Paolo Frambotto nel 1650, di cui il museo petrarchesco piccolomineo possiede un esemplare sciolto (cfr. scheda S 3806). La stampa ha la sua fonte iconografica in un'antica tavola inviata da Richard de Sade, esponente della nobile famiglia avignonese che rivendicava la discendenza da Laura, al Cardinale Francesco Barberini a Roma, e questo fa capire come questa particolare iconografia di Laura fosse diffusa in Provenza. A conferma di quanto detto si ricorda che al Musée Calvet di Avignone si conserva un altro "Ritratto presunto di Laura de Sade" attribuito ad anonimo settecentesco, che riflette anch'esso il modello iconografico del nostro disegno (cfr. Trapp 2001).
Hortis A., Catalogo delle opere di Francesco Petrarca esistenti nella Petrarchesca Rossettiana di Trieste. Aggiuntavi l’iconografia della medesima, Trieste 1874
Nodari F., La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005
Trapp J. B., Petrarch's Laura: the portraiture of an imaginary beloved, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, 2001, LXIV